— 36 — che lotta per il dominio ndriatico e per l'esistenza; tini Re croati, i quali sentono che la verace potenza è uni mare: ili sangue nostrale, educati nella cultura e nei costumi nostrali, essi non sanno distogliere io sguardo dal mare vicino. I Dogi di Venezia ed i Re della Croazia usano ad un tempo del medesimo titolo di duchi della Dalmazia. Non è confusione diplomatica, bensì annuncio di indeprecabili conflitti futuri. Fra le due potenze stanno le piccole città dalmate. Aere delle loro libertà municipali e per esse pugnaci, perchè sanno che in esse soltanto potrà essere conservata la loro integrità. Istinto di difesa, che rivela il carattere delle genti, che accomuna la loro storia a quella delle altre regioni d’Italia. Ksse. tra le due potenze, per non essere schiacciate dalla pi6 forte, a volta a volta ai piegano a quella che, pur premendo più direttamente, consenta una forma di dipendenza mitigata da privilegi a guarentigia dell'autonomia e per l’incremento della prosperità. Ostili sempre al più potente, sono lattaria più pronte alla ribellione contro i Veneziani, perchè, soggette a Venezia, divengono strumenta della san grandezza: all’ombra, invece, della corona di Croazia o d* Cngheria. ne custodiscono le chiavi della potestà marittima. Se non ebe, mancando ai Croati od ai Magiari le forze per difendere la sicurezza del mare, il sistema politico dei municipi dalmati falli ogni volta dinanzi al minaccioso dilemma: o sabire la violenza del nemico, o accettare. con i suoi pesi, la protezione veneziana.