pubblica, conservato ed aumentato con la virtù dell’armi e stabilito con la cousuetudine ch’eccede ogni memoria ». L’Adriatico è la grande via della ricchezza, la Dalmazia ne è il presidio. Un cronista del Quattrocento, Nicolò Trevisan, narrando la ribellione di Zara del 1357 pregava Iddio che il He d’Ungheria conservasse in suo potere la Dalmazia, « per la qual — dice — tanti ne sono morti, che apena tanti ne vive ai presente in Veniesia; senza lo aver per quel» speso, che con verittà si puoi ben stimar chi vendesse tutta la Schiavonia al presente non se troveria la mittA di quello costa al cotnun de Veniesia ». La Dalmazia è per certo un povero paese, ma Nicolò Trevisan, troppo intento al dare ed all’avere, non |>ensava che vi sono interessi ai quali deve sembrare proporzionato ogni più grave sacrifizio. Egli, che si richiamava alla storia ed era 8) Aero della sua piccola patria, non ricordava i fatti che avevano dimostrata la iHilmaxia necessaria al sostegno dei traffici ed alla marineria di .8. Marco, nè sentiva che Venezia, stabilitasi in Dalmazia al limite del mondo orientale popolato di « barbari » e di infedeli, esercitava un’alta funzione storica di difesa nazionale e di civiltà. Nel Quattrocento la Repubblica aggiunse al suo dominio l’isola di Veglia <14*31 Ragusa, invece, spesso combattuta, non fu mai assoggettata. Dal protettorato ungherese in cui era venuta nel 1337. passò nel 14-