— 47 — Coniuue ad assicurar?, mediatiti accorili con i signori della vicina Krzegovina, quella difesa che prima era «tata laute volte sostenuta con le armi contro i principi alavi. Tuttavia, la dignità del pae««' cristiano non fu mai sacrificata alla fierezza municipale; l*ensl lingusa, dalla devozione alla Turchia e dall'accorgimento dei negoziati con le potè un- mediterranee ponendosi sempre a dauco dei rivali di Venezia, trasse maggiori profitti per 1 suoi commerci e divenne Fttnporio dell’occidente balcanico. D’altronde, nel nome di 8. Marco il reato della Dalmazia nè vide »fiorir»; il In-n<-*scre, ne perdette la liberta. Con i rettori veneziani amministravano ciascun luogo magistrati e consigli cittadini: ed i rettori dipendevano dal • Provveditore generale in Dalmazia », che moderava le relazioni civili ed aveva il comando militare. Fu detto bene ebe il « fondamento del governo veneto non era il terrore, ma una nobile amicizia dei popoli »: nel progresso del tempo Venezia attrasse sempre più le citta della Dalmazia e ne venne meglio foggiando anlle proprie le costumanze e la cultura. Attrasse anche gli Slavi del contacio, e, se non potè vincerne la selvatica durezza e la capace irrequietudine, ottenne — diro col Tommaseo — che « il rustico Schiavone guardando al leone alato sentisse più rettamente «l’avere una patria che non il Romano plebeo guardando alle aquile, aguzzanti gli artigli contro gli Italiani— *. La Innga fedeltà è l’effetto della crescente simpatia che avvinse la I>almazia alla Dominante.