— 115 — (ìli italiani restavano anconi in possesso di un importante diritto nazionale: la lingua nell’uno interno degli uffici statali in Dalmazia doveva esser per legge parlamentare l’italiana. Era una legge approvata quando la maggioranza dei deputati dalmati erano ancora italiani. Il governo poi — lo dissi già — trovava utile per il suo centralismo amministrativo non creare oltre il tedesco e l’italiano un’altra lingua ufficiale e non avrebbe avuto mai il coraggio di toccare il pericolosissimo vespaio delle questioni linguistiche in parlamento jter crearvi una nuova legge. IH fatto pero le due lingue negli uffici dalmati godevano pari diritti, quindi un’ingiustizia effettiva verso le parti slave non vi era; l’italiano inoltre aveva il vantaggio di premunire la Dalmazia contro l’introduzione del tedesco quale lingua interna degli uffici, come lo era in tutte le altre provincie austriache ( meno clic in Galizia dopo il 1873). 1 croati non si diedero pace, finché non ottennero, che il governo — in compenso ai loro servigi parlamentari — costringesse i rappresentanti degli italiani in ltalmazia a riconoscere la validità di un decreto (ordinanza) ministeriale che modificava la legge e assegnava dal 1912 in poi alla lingua italiana in confronto della serbocroata un posto secondario, ma nello steaso tempo introduceva indirettamente la lingua d’ufficio tedesca per la corrispondenza con irli uffici centrali. I rappresentanti degli italiani avevano aderito all’ordinanza prò boto pacù e per salvare — dinanzi alle minacce del governo di voler provvedere da «è — quello che si poteva salvare. Ma 1