— »4 — appagati, degenerate poi in lotte di campanile, comi* il dissidio fra Baiamonti i* Trigari, fra Spalato, ove Arturo Colautti dirigerà l’organo baia-inontiano L’Avvenire, e Zara, ove il vecchio II Dalmata, vivo ancora, rappresenterà le idee più moderate, meno antigovernative di Trigari. E il dissidio si estende nel partito a tutta la provincia, lo fende profondamente, lo affievolisce in un momento, in cui aveva invece bisogno del muggior raccoglimento, del maggior concentramento di tutte le sue forze; rende così ancor più facile nel caos delle bizze e degli antagonismi personali le defezioni di italiani dal campo nazionale. Questi son gli anni, in cui avvengono i passaggi più rumorosi e per noi italiani dalmati più fatali di transfughe in campo croato: a Zara un conte Borelli, che uon si irriterà di portarsi candidato al parlamento contro il suo stesso padre, candidato italiano, a Spalato un avvocato Bulat, Ano allora intimo di Baiamonti ed ora assieme con Klaich il più attivo e il più fortunato capo del partito « nazionale • cioè croato divenuto cou lui governativo, e uu banchiere Morpurgo, e un Cattatimeli e dei nobili in bancarotta. Cambi, Tartaglia, un ZafFrou a Curzola ed altri infiniti ovunque. Tutti questi vivi ancor oggi o morti da poco, fino all'ultimo respiro loro non conobbero altra lingua, altra civiltà che l'italiana; nei consigli comunali, fatti con il loro aiuto dal governo croati, nella dieta, fatta pure croata, dalle loro labbra non finiva che la facile e dolce parola italiana e soltanto con sforzo supremo uscivan