— 70- ciitli parlanti Biavo; questi alla loro volta nel* 1* amministrazione degli italiani non sentivano un’ingiustizia nazionale, tanto pii! che — secondo dissi — li affratellava il nome di dalmati, al quale — e forse fu poi un errore, causa di equivoci fatali — i parlanti italiano rimasero fedeli anche, quando il governo austriaco aveva scatenato tutti gli odi nazionali dei croati contro gli italiani. I cupi italiani speravano ancora di scongiurare con il nome comune la divisione e la lotta nazionale volute dal governo; se invece avessero tubilo di risposta affermato e centuplicato la coscienza nazionale italiana, non soltanto dalmatica, dei loro seguaci, la scissione netta e completa «lei due campi nazionali sarebbe avvenuta prima, gli amministratori italiani si sarebbero trovati con un partito di minoranza nella provincia, ma avrebbero dall’altro canto cristalizzato l’elemento italiano, cittadino in modo da renderlo invulnerabile nelle sue rocche forti delle amministrazioni comunali e provinciali. Invece la confusione dei nomi e dei concetti nazionali e democratici fu propizia nei primi anni di lotta a quelle defezioni, a quegli sbandamenti non soltanto di gregari , ma anche di alcuni capi del partito dalmatico italiano, che assieme con le corruzioni, con le frodi e con le violenxe delle autorità contribuirono in prima linea alla cacciata degli italiani dall’amministrazione della cosa pubblica in Dalmazia. 1/ unica distinzione, che c’ era da buon principio fra (tarlanti slavo e italiano in Dalmazia era quella sociale: gli slavi erano contadini, pie-