— 190 — non volessero ammettere «li essere entro la Patria italiana e si agitassero, non farebbero opera di irredentismo, cioè non agirebbero per redimere la loro patria, sì bene per assicurare alla loro patria slava territori <1’ Italia. Giustificherebbero così pienamente qualunque opera di repressione che sarebbe opera «Iella più elementare e più santa difesa nazionale. Questo principio che è stato canone fondamentale per i 350,000 Italiani che nella Regione Giulia hanno sempre sentito di difendere i contini d’Italia, non potrà non essere fondamentale anche per 1’ opera «lei Governo italiano. Entro i contini storici dplla Dalmazia, dai quali sono esclusi i distretti di Ragusa e di Cattaro sono eirca 400,000 Croati l non vi sono che pochi Serbi ) contro 50,000 italiani. Nella parte che sta a mezzogiorno della Na-renta ed è chiusa «bilie Bocche di Cattaro, nelle antiche regioni che sino ai tempi vicini ai mo-«lerni portarono gli originari nomi di Marittima e «li Triònnia, sono oltre 150.000 Serbi e Croati e poche migliaia di italiani; tra questi, citiamo in parentesi, molte centinaia (alcuni calcolano sino a due inila ) pugliesi, nella massima parte regni-coli, completa inente croatizzati. I.a differenza del numero tra italiani e slavi è schiacciante. Però che cosa rappresentano gli italiani f Forse altro che la popolazione originaria della Dalmazia, fors’ altro che la continuità dell’ elemento nativo della patria dalmata! Essi costituiscono un popolo proteso a mantenere vitale la sua resistenza per tenere congiunto,