— 165 — Bramante e autore di quel Palazzo ducale di Urbiuo, gioiello insuiK*rato della Rinascita, ancor oggi nel suo genere unico al mondo, modello perfetto della dimora di un mecenate innamorato delle più sottili raffinatezze dell’arte. Per quanto riguarda Giorgio da Sebenico, non andremo molto lontano dal vero affermando cbe senza l’opera sua l’arte ad Ancona si sarebbe levat» assui meno alta: sono di lai, infatti, le magnifiche decorazioni esterne di S. Francesco e di S. Agostino, nonché la facciata della Loggia dei Mercanti. Francesco Laurana. del quale tanto si è parlato recentemente a projtosito del volo per l’estero di talune cose a lui attribuite, fu eccellente scultore del Quattrocento, anche se un po’ ricercato: lavoro specialmente in Sicilia, per stabilirsi più tardi in Francia, dove mori. Il rilievo dei Padri della Chiesa e degli Evangelisti, in S. Francesco a Palermo, è incontestabilmente il suo capolavoro. Giovanni Dalmata da Traii è specialmente conosciuto per la partecipazione che ebbe nel monumento sepolcrale di Paolo II, nelle Grotte vaticane. Sebbene la maggior parte del lavoro fosse eseguita da Mino da Fiesole, la figura della Speranza è sicuramente di mano del Dalmata: ha una vivacità di movimento ed un’irrequietezza d’espressione, quali non abbondano a Roma in quei tempi. A tacer d’altro, ammireremo di lui nella Cattedrale di Aucona il Monumento di Girolamo Ciancili, di ricordo schiettamente romano. Se volessi parlare di artisti dalmati restati nella loro cerchia locale e quasi ignoti fra noi,