— 93 — uno dei presidenti del tribunale intcrim/ionole istituito in Kgitto. La sua dipartita dall» Dalmazia fu fatale per il partito italiano, elio in contrap|MMÌxione al partito annessionista croato e per riguardo agli aderenti di lingua «lava si diceva ancor sempre « partito autonomo » oppure « dell’autonomia della Dalmazia ». (ìli italiani avevano in ogni città capi e |>crflonalità cospicue |>er ingegno, per dottrina e per sentimento: a Zara un Trigari, a Sebenico un (¡Divani e un (¡iovannizio, poi passato a Spalato, a Tran un conte Fanfogna (iaragnin e un Tacconi, a Spulato acounto a Baiamonti mi conte Dudau e i fratelli Kodman. a Cittaveccbia un liotteri, a Itagusa i conti Itonda e Gondola, u Catturo il dott. Pezzi per dire dei più noti e molti altri capi influenti sulle isole di Arl>e, di Pago, di Bra/.iu. di Lesina, di Lissa e di Corsola. Famiglie italiane influenti c’erano pure e ci sono ancoro persino nelle borgate più interne, ai confini della Bosnia: a Sign. a Imoschi, a Dernis e cosi via. Ma tutte queste erano persone di un valore localo, in alcuni casi altissimo valore, ma sempre limitato al pomerio della propria città; mentre Lapeiiua era l’uomo veramente politico, dalla visione ampia, dal senso pratico, dalla volontà ferreo, dalle relazioni larghissime e potenti; era il centro e il perno ordinatore ed unificatore del partito. Se ne ebbe la prova subito. Quasi immediatamente dopo la sua partenza scoppiarono le piccole gelosie e competizioni personali, lungamente frenate, fra i capi italiani; lotte interne di ambizioni insodisfattc. di desideri non