— M — Fonte iu tanta fiacchezza ili governo, lo erano perchè fremevano di im|>azienza e di sdegno, ed erano gente rode e veemente. \m « Consulta » prima ordino »1 Provveditore generale in Dalmazia di richiamare le « traine » raccolte: quindi, il 10 maggio, dopo breve esitazione, decretò di allontanare anche gli Hcbiavoni di stanza in Venezia. K»»i ai disposero per la partenza il giorno 12, e, nell’atto di itnharcand, fecero una «alva al venerato veasillo di & Marco. Iu Palazzo stava, raccolto per l’ultima volt«, il Maggior Consiglio. Il !>oge «molto afflitto e conturba», implorando la divina misericordia. raccomandava la • parte » che abbandonava Venezia alla mercè di Napoleone. Al romor della «al va i nobiluomi ni ai guardarono smarriti, uscirono dai banchi gridando: « parte », • parte », tra la maasima confusione gettarono nei boaaoli le pallottole. Im Repubblica Univa cosi. Un tumulto di popolo fu represso. Vennero poi i turpi baccanali della Repubblica democratica. Inverecondo quello in cui, urlando le parole di « vendetta nazionale, ferro, fuoco, sterminio dei tiranni » e Imitando la Carmagnola, fu bruciato in effigie Nicolo Morosi ni IV rbe, deputato alla custodia della citta, avrebbe voluto resistere ai novatori con la forza degli Hcbiavoni e fu poi incaricato di ricondurli in patria. («iunti in Dalmazia, gli Srbiavoni diffusero voci ostili ai democratici ed ai Francesi. Corsero manifesti; tra il popolo ai levò il fermento della rivolta. Invano da Venezia giungevano danaro ed