— 127 — rau superstite dell» stirpe illirica: nell» sua lingua ci son dunque conservate le ultime trancio ili quel-l’anticbissima lingua. 1/ ulliaucHe ci offre perciò il modo di ricercare a quali altre stirpi fossero affini gli Illiri. Benché alterato profondamente dal-l’azione che su di esso esercitò il latino (o il linguaggio che in quelle regioni si svolse dal latino ), tanto da poter essere riguardato dapprima, dai dotti competentissimi che ne iniziarono lo studio, come un linguaggio semi luti no; benché l*oi a nuovi e gravi ]>ertnrbamenti andassi; soggetto per l’intiueuza delle altre lingue con cui era a contatto, socialmente il greco, lo slavo, il turco, tuttavia l’albanese conserva un fondo originario, riconoscibile con sufficient« sicurezza, che sarebl»« il primitivo fondo illirico. K questo ci permette di determinare che l’illirico era una lingua indoeu-rojtea, in certo moo occidentale (greco, latino, ere,), ma più vicina per certi caratteri fondamentali a quello che a questo. Come oggi gli Albanesi sono rappresentati da nna fortissima colonia anche in Italia, cosi imposizioni illiriche si erano insediate, traversando certo il breve tratto di mare, sulla costa adriatica del mezzogiorno, e speciale menzione meritano i Messa pi della penisoletta salentina. sia perche son dati dagli antichi esplicitamente per liliri, sia perchè ci hanno lasciato un discreto numero d’iscrizioni. La lingua di queste, dunque, dovrei»-b’essere affine a quel primitivo fondo dell’albanese: ma le iscrizioni sono ancora tanto oscure.