— 296 — Sacerdote stesso andare in quel luogo e a quell’ora. « Io, disse, rispondo che appena si farà luce, verremo ». E così fece. E fu proprio come avea detto il Padre, perchè la mattina furono smentite le notizie delle donne. Invece un uomo era stato ferito in una mano dal perturbatore, il quale per questo stesso cadde in sangue, e la famiglia avea dato i pegni al popolo e si rendeva a discrezione; ma domandava che le tre persone principali del paese giurassero che se qualunque altro di Scialla fosse per fare quanto avea fatto alla chiesa il giovane colpevole, gli avrebbero abbruciata la casa. Si giurò che non si usava parzialità, ma a chicchessia si sarebbe inflitto lo stesso castigo. Verso sera io stava nel prato vicino alla chiesa dicendo l’officio, quando cominciavano gli uomini a tornare dall’impresa dell’incendio; venivano a gruppi cantando orazioni come se tornassero da una crociata. Vedutomi là nel prato tutti vennero a quella volta, e i primi che erano i Capi, facendo segno dalla parte dove eia abbruciata la casa, e si vedeva ancora il fumo che ascendeva dietro il colle: « Vedi, dissero, come S. Nicolò ha castigato chi ha voluto turbarci la festa e fare ingiuria al suo stendardo. Quello che ci dispiace è che tu forse ti sei arrabbiato; ma noi non potevamo fare a meno di bruciare quella casa dopo la legge stabilita nel principio della Missione; altrimenti Scialla sarebbe svergognata presso tutte le altre bandiere, che ci metterebbero in burla, e noi non avremmo più potuto fidarci di venire alla chiesa, per timore che nascessero uccisioni. È un male che egli s’è cercato, se l’abbia; Lucifero lo ha tentato di salire in alto e S. Nicolò lo ha cacciato al basso; ha punito lui solo, gli ha abbruciato la casa, lo ha fatto cadere in sangue ed ha preservato il paese innocente da uccisioni ». Dissi loro che io non negava che il colpevole avesse meritato un castigo, ma avrei amato fosse differito per non turbare quella bella festa e metterci a pericolo di uccisioni. « Dunque, dissero, non sei arrabbiato con noi? — No, risposi, non ho nulla; ma ringrazio il Signore che ci abbia custoditi da disgrazie maggiori ». In quel momento venne anche il R. P. Camillo, che anche egli era andato a recitare il breviario nel vicino boschetto, e quella gente che intanto era diventata un piccolo esercito, pregarono il R. P. Camillo e me che il giorno dopo volessimo dire una Messa e fare un’altra funzione simile a quelle fatte durante la Missione, per compensarli della perdita nello spirito per causa del disordine che era sorto in quel giorno, e intanto »’accusavano che aveano rotto i loro propositi di non imprecare nè giurare; però si vantavano che in queH’abbruciamento non aveano rubato nè applicato a sè stessi, nè sottratto nulla,