— 27 — questa città, le apri la strada di Scutari. Non dovette esser parrocchia, però, dal momento che non aveva se non 20 fedeli nel 1745; Mgr. Marino Bizzi non ne fa cenno nella relazione della sua visita, numerando le parrocchie, e non ne è fatto cenno neppure nella lista che per ogni parrocchia è fatta dei cresimati nel 1777. Pare anzi che i pochi cattolici che c’erano dipendessero da S. Nicolò alle foci della Boiana, come ne dipendevano le sei case cattoliche di Shtoj, a due ore da Dulcigno. Non è il caso di parlare delle diocesi superstiti alle rovine del passato, Sappa, Pillati e Alessio, poiché della prima s’è ampiamente trattato, e delle altre due si dirà quando ci saremo condotti dal filo della storia. Rimane che ci rendiamo conto dell’organizzazione ecclesiastica di Scutari soprattutto dal tempo della conquista ottomana. 3. — La residenza del vescovo (domus episcopi, 1251) era in città, probabilmente, prima deirinvasione turca, accanto alla chiesa cattedrale (1403) di S. Stefano Protomartire (1). Nei documenti si accenna a un arcipresbitero, agli arcidiaconi; i canonici insieme col vicario generale si raccolgono quando si tratta dell’elezione del vescovo. Accanto ai monasteri cattolici dei Frati Minori e dei Frati Predicatori, al tempo dei Balsidi si trovano in città delle chiese e monasteri greci soggetti al metropolita greco (1404). Al tempo dei due assedi di Scutari (1474; 1477-78) il vescovo (Francesco II. O. M. padovano), è assente. Nei primi decenni dell’occupazione turca i Vescovi si tengono lontani dalla loro diocesi; solo Pietro III (1518) riceve l’ordine da Leone X di recarsi alla sua sede. In quei secoli di fanatismo e di persecuzione il vescovo non poteva naturalmente risiedere in città, ma lo troviamo pei villaggi al monastero dei SS. Sergio e Bacco, a Barbullushi (Mgr. Pietro Bogdan - 1656 - trasferito poi all’Archidiocesi di Scopia, dovette fuggirne e cercare un rifugio in una quasi inaccessibile spelonca di Rrjolli), a Jubani, (1) Secondo la tradizione detta chiesa sorgeva ai piedi della fortezza dal lato Nord, press’a poco dove sta ora il Hani i Ndokes. Vi si trovano resti di mora e sotto detto « han » si indica un portico che sarebbe dell'antica cella (residenzal. La moschea che vi si trova sembra costruita sopra un’antica chiesa che forse fu quella di S. Stefano.