— 306 — Il lavoro dell’inverno m’avea stancato molto; di ritorno a Scutari trovai nuove occupazioni che non mi lasciarono riposare, colsi quest’occasione per distrarmi un poco e rimettermi in forze con un giro sulle montagne nella stagione che è stimata la migliore. Ma non volea che fosse solo per diporto, e quindi ideai un giro pei vari luoghi dove era stato a dare la Missione durante l’inverno; così avrei potuto risvegliare il fervore e confermare quanto s’era fatto nella prima andata, e pel 15 trovarmi a Sciosci ». Parti da Scutari il 3 luglio per Shakota. Eran suoi compagni il Fr. Antunovic e Marco. A Fusha-Shtoj, tra Scutari e Dri-vasto, s’imbatterono in tre di Duslimani che come poterono capire dalle circostanze e da quel che sentirono poi, giravan presso la strada per riprendere un sangue da quei di Shoshi. La cosa era avvenuta in questo modo: Un tale di Shoshi era in sangue da molto tempo con uno di Dushmani, e ogni mattina anzi ogni volta che usciva di casa, alzava gli occhi al cielo e pregava S. Nicolò che gli portasse il suo nemico sulla bocca dello schioppo, perchè potesse imbiancarsi la faccia col prendere il suo sangue. La strada che da Scutari va a Dushmani, passa sopra il Cukali a traverso una vastissima selva di faggi. In certa occasione che sperava dovesse passare di là il suo nemico, lo sciagurato ci si mise in posta, ma inutilmente poiché passarono molti altri ma non colui che egli cercava, e però fini per uccidere allora un suo lontano parente. Dushmani non contò quell’uccisione come sangue per sangue, e questo era il motivo per cui i tre dushmanesi stavano aspettando sulla strada di Fusha Shtoj che venisse loro a tiro qualcuno di Shoshi. Di latti ne passarono poco dopo, uomini, donne, ragazzi, cantando lo Stabat Mater, ricordo di missione, ma erano così ben accompagnati da gente di altre tribù che quei di Dushmani non osarono tirare; sarebbero caduti nel sangue dell'amico che il punto d'onore non lascia assolutamente perdonare. Giunti a Shakota i missionari trovarono che tutti erano partiti quella mattina stessa per la bjeshka. Non c’era che un musulmano il quale li invitò a casa sua e diede loro il caffè e avrebbe voluto che restassero a pernottare, ma non era tardi,