— 354 — II. Apostasia. Là tesi storica che apparisce più o meno da queste pagine relativamente alPapostasia è che la massa del popolo cattolico albanese ha abbandonato la fede rovinando anche i suoi destini nazionali. Questo è il fatto storico sotto cui geme anco al presente l’Albania. Un fatto simile non si è verificato altrove nei Balcani. Nella stesso Bosnia non furono i Cattolici ma i Bogo-mili che si abbandonarono in massa all’IsIam. E per l’Albania un avvenimento così fatale desta certamente sorpresa, poiché a giudicare dai monasteri e dalle chiese, il Cristianesimo, cattolico e ortodosso, vi dovette essere vivacissimo. Inoltre l’Albania era in condizioni, meglio di altre popolazioni chiuse nel continente e separate dall’Europa cattolica, di resistere: essa era in continui rapporti con Ragusa, Venezia, Roma e Napoli che la sostennero contro i Bizantini e contro i Turchi; al sud aveva la Grecia, al nord le popolazioni slave che nella loro maggioranza, resistettero tenacissimamente. La fuga degli Albanesi come risulta dalle indagini storiche più recenti, si è fatta a poco a poco, in diversi tempi, e soprattutto dal sud dove la maggioranza erano ortodossi. E però anche le Colonie che nelle Calabrie e in Sicilia mantennero lingua, costumi e riti portati dall’Oriente, al loro primo formarsi non si può dire che fossero nella loro maggioranza di cattolici: questo mi affermava mio degli storici più accurati, D. Cirillo Korolevskij. Nel nord chi si ritirò davanti alle orde musulmane e passò il mare o penetrò in Ungheria, eran cattolici e ne rimangono ancora le tracce, come a Borgo Erizzo, presso Zara. Ma non si potrebbe affermare che là trasmigrazione Albanese nell’Italia meridionàle, sia stata nella sua maggioranza cattolica e per motivi prevalentemente religiosi. Molti erano venuti col loro grande Giorgio Skanderbeg al servizio del Re Ferdinando I di Aràgona, contro Carlo d’Angiò e seguitarono ancora a mettersi al servizio dei principi italiani da cui era molto apprezzato il loro valore. A Roma c’è ancorà la via della Cimarra, e di Giorgio Skanderbeg. Caduta la loro pa-