— 44 — era condotta sul luogo. Intanto tutti ricorrevano ad essa per un rimedio contro le streghe; ed essa dava a tutti in una carta o in una pezza un po’ di polvere o delle erbe o altro, assicurandoli che portando addosso cpiegli oggetti non avrebbero avuto danni di sorta; e in ricambio ricevea dove un mezzo franco, dove un franco ed anche più, che poi divideva con altri in lega con essa e che la proteggevano. Il Governatore generale di Scutari aveva avvisato officialmente l’Arcivescovo del disordine che regnava nelle montagne per motivo delle streghe. Il Kajmakan di Tuzi telegrafava al Governatore di Scutari domandando consiglio relativamente alle streghe, che anche là vicino si scoprivano. Intanto quei di Sckreli mandarono una commissione a prendere la greca e condurla al loro paese per scoprirvi le streghe. Ma prima che gli Sckrelesi arrivassero alla casa della greca, v’erano arrivati alcuni soldati da Scutari che per ordine dell’autorità la catturarono e la condussero in catorbia ». Questo avveniva la sera del 20 maggio, nel quale giorno Abdullàh Pasha aveva scritto l’ultima sua nota contro la Missione Volante. La strega era stata accompagnata a Scutari anche da 5 capi delle montagne i quali dopo aver pregato il Governatore a non lasciarla più ritornare ai monti, l’informarono pure che i Gesuiti si disponevano a recarsi tra loro per dare le missioni, pacificare i sangui ecc., ciò che essi non volevano. Lo pregavano pertanto a impedirne l’andata. Il Pashà rispose con parole evasive, ma qualunque fosse la sua secreta intenzione, non la potè eseguire perchè quella notte stessa gli giungeva il telegramma che lo traslocava a Candia. Era chiaro però che quei capi, uno solo dei quali era musulmano, erano stati comprati perchè parlassero in quel modo. Per tutte queste circostanze i missionari esitavano a partire, tanto più che per 1 imbroglio delle streghe non avendo fatto ancora nessun passo I autorità ecclesiastica e non essendo riuscito al clero di calmare gli animi, tutti aspettavano quel che facessero e dicessero i Gesuiti. Se non che l’Arcivescovo e il P. Luigi da Coriano erano del parere che la Missione sarebbe stato un rimedio efficacissimo contro quei disordini e che però non tardassero a partire; e così fu fatto. Il 31 maggio si apriva la missione alla chiesa di Kajza. Il popolo accorse fin dal primo giorno da tutte le parti, in folla. Per comodo di chi doveva recarsi presto la mattina