— 183 — voleva ripartire ma quei cristiani non lo permisero e provvidero in modo che nella casa dove avrebbe dovuto fermarsi, non ci entrasse nessuno del partito di Rizà. La mattina seguente si sentirono alcuni colpi di schioppo verso Gjakova. Era accaduto che due individui si erano uccisi per sangui, ma il partito del Curri interpretò quelle fucilate come provenienti dai volontari di Rizà bey acquartierati in quei pressi, e però usciti di città sulla riva sinistra dell’Erenik, si misero a far fuoco contro gli avversari che stavano alla riva opposta. Durò 4 ore quel combattimento, ma fuor che di alcuni feriti non produsse altri danni. Già da parecchi giorni tutte le botteghe del bazàr eran chiuse per ordine della commissione. Si era sperato che alcuni alti impiegati governativi venuti da Scopia accomodassero le cose, ma dovettero ripartire infectis rebus. Intanto Rizà bey veniva accerchiando Gjakova e aveva riempito di suoi armati le sei o sette case o piccole fortezze che egli aveva in città. La notte del 18 novembre fecero delle sortite combattendo per le strade col partito avversario, e per fortuna non s’ebbero che pochi feriti. Il governo aveva già deciso di usare la forza contro Rizà, ma il Vali di Scopia aveva telegrafato che non venisse a" passi estremi. Finalmente non si sa per qual motivo preciso, la commissione obbligò il Kajmakàm a far puntare i cannoni contro le kulle di Rizà bey, e la mattina del 19 le sue torri venivano smantellate dai proiettili che partivano dalle colline sovrastanti a Gjakova. Rizà ordinò ai suoi di ritirarsi protestando che non era suo proposito di prendersela col governo. Quella giornata si chiudeva con un bilancio di una decina tra morti e feriti. I cristiani della città però non c’entravano nè per l’uno nè per l’altro partito, essendo affatto estranei alla sommossa, e però ognuno delle due parti raccomandava ai suoi di non offenderli. Rizà si ritirò a Bec, e si diceva che volesse vendicarsi bloccando le vie che conducono a Gjakova, ma anche se lo volle fare, non fu a tempo poiché dalle parti della Tessaglia giungevano 7 battaglioni che fissarono il loro quartiere nella città. Alcuni amici di Rizà lo consigliarono andasse a Costantinopoli a trattarvi la sua causa, e egli parti con una scolta di oltre 50 uomini lasciando Gjakova in perfetta pace.