— li- di mandare una persona per intendersi sul da fare col Rettore del Collegio Pontificio che allora era il P. Bettini. D’altra parte a Traboina non conveniva fermarsi più a lungo per non destare inutili sospetti; perciò il P. Bonetti col Fr. Antunovic discesero a Bajza per aiutare il P. Luigi in occasione della festa di San Marco, titolare della parrocchia, il P. Pasi e il P. Genovizzi si internarono nei monti di Shkreli dove sarebbero poi stati raggiunti dai primi. Di là mandarono un’altra persona a Scutari per aver notizie. Il P. Bettini fece sapere che il trattenersi fuori più a lungo desterebbe maggiore sospetto, e però rientrassero con prudenza, prendendo una sola guida. Il P. Pasi così narra il ritorno: « ...la sera del 27 aprile lasciai Sckreli col Fratello, e dopo aver viaggiato tutta (la) notte arrivammo vicino a Scutari allo spuntar del sole, che era l’ora indicataci per potervi entrare meno osservati : alle 6 eravamo in casa nostra. Il viaggio fu felice; solo in un punto ce la siamo veduta brutta, e ci siamo raccomandati davvero all’Angelo Custode. Volevamo schivare di passare presso la moschea profanata un mese prima, e dove forse eravamo aspettati da qualche buon amico; e quindi si era dovuto deviare dalla strada ordinaria e fare un largo giro per la pianura di Sctoi lungo il torrente Kiri. Era di notte, non c’era luna; credevamo d’esser lontani dal luogo temuto, e invece eravamo proprio in esso. Ce ne accorgemmo quando entrati già nel quartiere turco, a un tratto si levarono da tutte (le) parti i cani di guardia e si lanciarono contro di noi abbaiando. Volle il Signore che a quell’all’erta improvviso dato dai cani nessuno s’alzasse a vedere chi fossimo, e noi trovato per sorte un sentiero che pareva dovesse condurci fuor del quartiere ci mettemmo per esso quasi di corsa, e ci perdemmo nella pianura. Arrivati in città conoscemmo che anche a riguardo nostro le cose erano cambiate di molto. La guerra della Turchia colla Grecia, il timore del vicino Montenero, una lega che si voleva formare di turchi e cristiani per difesa dell’Albania scossa da qualche sintomo minacciante, fecero sì che si cessasse di parlare di noi e si pensasse a cose più serie ». Quello stesso giorno a un quarto d’ora di distanza entravano in città anche i PP. Genovizzi e Bonetti accompagnati da due uomini che all’entrata dovettero deporre i loro fucili perchè così aveva ordinato il Pashà. Uno di essi però teneva questo