— 129 — « Questa Chiesa — scrive il P. Pasi, — fu già ricchissima, e tutto il luogo intorno le apparteneva, ma in questi ultimi tempi perdette molto. Accanto al Tempio vi è un vastissimo monastero, edificato dai Monaci che hanno in custodia il tempio. Essi si conservarono sempre assai numerosi, ma al presente sono ridotti a non più che quattro o cinque, e, come pel passato, tutti Greci-Scismatici. Mi accolsero con cortesia, e vollero ad ogni costo che mi fermassi a mangiar qualche cosa: poi mi domandarono dove avessi lasciato i soldati che aveva meco. Risposi che non aveva soldati, ma una semplice guida. Si maravigliarono molto che non mi fossi fatto accompagnare da alcuni soldati, e dissero aver io commesso una grave imprudenza, in arrischiarmi di venire con una sola guida, benché armata. Il luogo, dicevano, essere pieno di ladri; le aggressioni e gli omicidi continui; il solo vedere un forestiero poi far nascere il sospetto che abbia del danaro; se non fosse altro vi tireranno una schioppettata per poter rapirvi il vestito, che avete addosso. Nel partire e rimetterci in via c’insegnarono una strada fuori di mano e più sicura. Ciò non ostante, anche questa era tutta corsa da uomini armati, che a gruppi di tre, quattro o cinque stavano qua e là in posta, silenziosi o discorrendo sotto voce. La mia guida mi precedeva col suo fucile in mano, e mi raccomandava spesso di starle vicino, e guardarmi attorno, se mai alcuno si avvicinasse improvviso. Tutti ci guardavano e bisbigliavano tra loro al nostro passaggio; ma la mia guida era un Giakovese, persona conosciuta e rinomata per coraggio, e che aveva parecchi fratelli tutti celebri per valore, i quali subito avrebbero vendicato qualunque offesa ci fosse stata fatta; quindi nessuno osò farci insidto. Però quando fummo fuori di pericolo, la mia guida disse di ringraziare il Signore, perchè veramente l’avevamo passata molto brutta ». Quel che s’è detto di Gjakova si deve ripetere anche di Ipek riguardo allo sgoverno delle autorità e alle prepotenze dei privati. I Cristiani Cattolici, appena trenta famiglie, stavano in un angolo remoto della città costretti a soffrire non poco dalla brutalità turca. Ma chi era più vessato da ogni sorta di prepotenze e di soprusi erano i Greco-Scismatici. Il quadro che ce ne fa il P. Pasi è raccapricciante. Ciò che essi patiscono dappertutto — egli dice — in quelle parti, ma specialmente ad Ipek è incredibile. Un turco p. es. vuole 100 migidìe, manda un fazzoletto ad un greco benestante, e gli dice di rimandarglielo colle 100 migidìe: se al greco preme la sua vita, e quella dei suoi figliuoli, gliele manda subito. 9