riana, il Padre partì per Zymbi, dove sorgeva un conventino francescano ridotto e ampliato dal M. R. P. Pierbattista da Ve-rola die ne era superiore e amministrava quella parrocchia. La solitudine e la quiete dell’ospizio e la squisita carità del P. Francescano servirono a riposare lo stanco missionario che corse a salutare l’Arcivescovo e poi si mise in via per Ipek. Da Zymbi questa città dista due giornate di cammino, ma il padre ci mise tre settimane poiché volle visitare e fermarsi qualche giorno per tutti i villaggi che avrebbe incontrati per via. « Nella prima sera — egli così prende a raccontarci il suo viaggio nelle varie tappe — mi fermai a Marmull, villaggio di circa venti famiglie tutte cristiane, dove si era data la missione tre anni fa. In un momento si sparse la notizia del mio arrivo, e tutti venivano per vedermi e intendere quanto tempo mi sarei trattenuto fra loro. Risposi che non più di tre giorni: quindi che ogni sera cenassero un po’ presto e poi si radunassero tutti grandi e piccoli, in quelle case dove io mi trovava d’alloggio, e quivi avremmo detto orazioni e insegnalo il catechismo fino a tarda notte, e nella mattina poi venissero allo spuntar dell'alba per assistere alla Messa, predica, orazioni, eec. Ma dove si poteva raccogliere tanta gente? Convien sapere che i contadini di queste parti hanno in generale due locali: l’uno si chiama scpija o casa, l’altro soba o stanza. La scpija non è che un capannone, dove stanno gli animali, e con essi le persone della famiglia, talvolta separate da un graticcio o da alcuni travicelli, e talvolta senza alcuna divisione. La zoba poi è per gli ospiti, affine di tenerli separati dalla famiglia, e specialmente dalle donne secondo l’usanza dei turchi, e consiste per lo più in una stanza, a pian terreno costruita con tavole o graticcio spalmato di fango. Verso la metà di un lato vi è un caminetto per accendervi il fuoco, e le persone si collocano da una parte e dall’altra del focolare. Una delle due parti è ritenuta più mobile, e in questa sulla nuda terra si suol mettere un legger stiate* di fieno o paglia, e su di esso si stende un tappeto di pelo di capra, lavoro del paese, e questo serve anche di letto; si aggiunge anche qualche cuscino riempito di paglia o lana, su cui sedersi di giorno e posare la testa di notte. Attese le circostanze di questi luoghi, tali zobe o stanze sono affatto necessarie, pel continuo andare e venire di persone forastiere, cristiani e turchi. Ho detto necessarie, perche siccome in queste regioni non vi sono alberghi pubblici od osterie, dove fermarsi a mangiare e dormire, i viaggiatori si portano alle case dei loro conoscenti,