— 124 — D. Simone fu molto contento di vedere il Padre e lo trattò con squisita carità. Dopo aver trattato con lui sull affare dell'ospizio parti per Scopia. Nella sua lettera ci trattiene un poco descrivendoci il viaggio che a quel tempo era una vera impresa. Otto ore, egli dice, s’impiegano da Prizrend a Ferizovic dove si incontra la strada ferrata che conduce a Scopia in due ore e mezzo. Anche il primo tratto di via, secondo l’intenzione di chi l’aveva fatta, doveva essere un po’ più comodo, adattato alle carrozze. Ma come avviene o almeno avveniva sotto il Governo Turco, dopo fatta nessuno s’era preso più pensiero di mantenerla specialmente dove le pioggie e i torrentelli sogliono guastarla, per cui s’era resa quasi impraticabile. In due modi si poteva fare quel viaggio: a cavallo o in una specie di carrozza che si chiama strem. « È questa una carretta a quattro ruote, forte bensì, ma senza molle; onde avviene che dovendosi passare per istrade rovinate, sassose, dirupate, ed anzi per campi e boschi alla ventura, coi sussulti che eccita, il viaggiare rendesi incomodissimo, e ammaccata ne resta tutta la persona. A riparo dal sole e dalla pioggia vi ha una tenda stirata ad arco, alta da settanta ad ottanta centimetri, cioè tanto che sul fondo della carretta possa stare seduto o rannicchiato un uomo. Meglio certamente si cammina cavalcando, ma è più pericoloso per ragione dei ladri e briganti che infestano quella via, la quale per un gran tratto percorre selve vastissime e luoghi deserti, solo frequentati da fiere ed uccelli ». Siccome i vetturini viaggiano parecchi insieme, e i viaggiatori sono coperti, i ladri non ardiscono assalirli, mentre chi va a cavallo è veduto, misurato e assalito facilmente. Fatti simili avvenivano non di raro. Mgr. Arcivescovo accolse il Padre con grande espansione e lo trattenne tre giorni e avrebbe voluto che si fermasse nella Archidiocesi soprattutto pei bisogni delle parrocchie di Gjakova e di Ipek dove il clero era troppo scarso. Il Padre rispose che sarebbe ritornato più volentieri nell’Archidiocesi in altra stagione quando fossero cessati i lavori della campagna. Dall accoglienza di Mgr. Logoreci al Missionario, e dal desiderio che gli espresse che si fermasse a coltivare alcune parroc-