— 140 — raggiunse la meta. I superstiti furon gettati in qualche modo sulla spiaggia. Intanto S. E. Mgr. Hilleran, Arciv. di Pietra e Vicario Apostolico di Costantinopoli, inteso il fatto, mandò subito due missionari per recar loro qualche soccorso. Quando questi arrivarono a Mohalich inorridirono a vedere in che stato fossero ridotti. Solo 19 di essi potevano alzarsi da terra e ritirarsi quando avessero qualche bisogno naturale. Gli altri incapaci di muoversi giacevano in mezzo alle immondezze, pesti dai calci e malconci dalle battiture; quasi tutti eran nudi. Per buona ventura in mezzo a quei poverini c’era uno che sapeva un po’ il turco e potè servire d’interprete e aiutare i missionari nella loro opera di zelo e di misericordia. Un giovane sui 15 anni mentre gli si amministravano gli ultimi sacramenti, interrogato se perdonava per amore di Gesù Cristo ai suoi tormentatori, rivolti gli occhi al cielo: « Si, Padre, disse; sì, Padre, di tutto cuore perdono quanto ho ricevuto di male; perdoni loro Iddio, come io loro perdono ». È la parola di Cristo moribondo che si ripete nei secoli, segno di virtù divina. Tutti gli altri, all’udire quella protesta alzarono la voce in coro, dicendo: « Ah! sì; che Dio loro perdoni; noi perdoniamo di vero cuore; quanto abbiamo patito e patiamo sia pei nostri peccati ». Furon seppelliti i morti, confortati con l’Estrema Unzione i moribondi, e accanto ai sepolcri fu eretto un altare, dove si celebrò la Messa e si distribuì la Comunione con indicibile allegrezza di quei martiri della fede. I missionari esortati i fedeli alla pazienza e alla costanza e assicuratili che avrebbero cercato di migliorare la loro sorte e che essi o altri sarebbero ritornati a consolarli, si congedarono ritornando a Costantinopoli. Subito dopo il loro ritorno volarono in soccorso di quei poverini le Suore di Carità di S. Vincenzo de’ Paoli. Era rimasto ancora nelle famiglie dei superstiti il ricordo della generosa carità prodigata da quelle eroine. Bisogna ora che ritorniamo a Crnagora dal P. Antonio Ma-rovic da Lesina dei Min. Oss. che diventò egli pure un martire di carità e di sofferenze.