— 109 — i Vescovi della Dardania scrissero una lettera collettiva a Papa Gelasio, sotto Giovanni di Scupi, firmarono cinque altri Vescovi, di cui non sono accennate le sedi. Dovevan essere, tra gli altri, i Vescovi di Ulpiana, Neutina e Diocletiana (da non confondere con Dioclea), e anche Mariana. Il quinto Vescovo poteva aver la sua sede fuori della Dardania propriamente detta, attesa la grande disorganizzazione che c’era in quella regione verso la fine del V secolo. Le relazioni fra questi Vescovi e Roma continuarono sotto il pontificato di Anastasio (496-498) e di Simmaco (498-514). Il Papa esigeva la riprovazione di Acacio. Si può credere che la devozione di questi Vescovi verso Roma continuasse pure sotto Papa Ormisda. Certo sotto questo Pontefice se ci furono per qualche tempo dell« esitazioni, la Dardania ritornò decisamente all’unità romana; riunione che diventò ufficiale quando il Patriarca Giovanni pronunciò l’anatema contro Acacio, nel 519. La metropoli di Scopia sembra scomparire nel VI secolo, ma rivive in quella di Justi-niana I di cui si possono seguire le vicende fin verso il 600 con tre titolari : Catelliano, a cui fu rivolta la Novella XI di Giustiniano, nel 535; Benenato, che fu intricato nel 553 nell’affare dei Tre Capitoli, e Giovanni, che fu in corrispondenza con S. Gregorio. Questo Papa con lettera del marzo 602 lo incaricava pure di procedere contro Paolo Vescovo di Dioclea, accusato di certi delitti. Giustiniano aveva riorganizzato l’illirico Orientale anche dal punto di vista ecclesiastico, e non per motivi religiosi. Volendo egli trasformare in una gloriosa città il suo villaggio natale, Tauresium, presso Bederiana, nei dintorni di Scupi, vi aveva installato la prefettura del Pretorio e con la Novella XI decretò il 14 aprile 535 che il suo villaggio diventasse residenza del Vescovo investendolo della primazia sulla metà dell’illirico Orientale. La sede trasferita a Justiniana I rimaneva però sempre quella Scopia che conservò il titolo metropolitano fino al 1914 quando il Concordato fra la S. Sede e la Serbia, ne la spossessò a profitto di Belgrado (Singidunum). La Novella XI riconosceva al Vescovo di Giustiniana I non solo il titolo di Metropolita, ma di Arcivescovo (non solum