— 335 — altri con in mano ciascuno una specie di torcia lunga un 25 centimetri e composta di tanti stoppini incerati quanti erano i membri di sua fratellanza sin allora defunti. Si raccolsero tutti e sei vicino all’altare, accesero quel mazzo di cerini e poi si misero in fila per girare tutto intorno ai sepolcri. Qui accadde che colui che precedeva e dirigeva la funzione era un vecchio calvo, rugoso in faccia, mezzo nero in volto, stracciato negli abiti e per di più cieco di un occhio, egli a passo accelerato e quasi correndo conducevasi dietro gli altri cinque, che seguendolo colle tor-cie levate in aria intonarono dietro al vecchio la prece : Kyrie eleyson!..... Bisognava sentirlo quel vecchio rauco intonare in la minore quel mesto canto di circa due battute di canto fermo, prolungate e tutte in un’unica nota grave e funerea. Egli dovea essere altamente penetrato e mestamente commosso nel compiere quella cerimonia; certo a noi sembrava più un mago che un semplice uomo; eravamo commossi vedendo la fede di quella gente. Fecero cosi tre giri intorno al cimitero, alternando dopo 15 minuti secondi di sosta quel lungo Kyrie eleyson! Indi i sei si fermarono tutti dinanzi all’altare del cimitero e lì doveano cominciare le litanie della Madonna in latino, che essi sanno, ma così alterate e sformate, che non si può immaginare di più e non si possono sentire senza scoppiar dalle risa. Questa volta dunque le intonammo noi, ed essi ripetevano Ora prò no-bis. Da quell’altare, che non è che un cumulo di pietre, ossia un muro a secco senza nè chiesa nè altro riparo che lo difenda dai venti e dalla pioggia, e dove si celebrò la Messa durante questa Missione, noi, compiuta che fu la mesta cerimonia, prendemmo la parola e li lodammo di questo bel modo di suffragare le anime dei loro defunti, ed essi ne furono sommamente soddisfatti ». Mentre da Palgi il P. Sereggi col Fr. Renci si recava a Koteci dove ottenne la pacificazione di tre sangui, i PP. Pasi e Genovizzi passavano a Nìkaj dove furono accolti con fraterna e squisita cordialità, come scrive il cronista, dal M. R. P. Luigi da Scutari parroco di quella vasta regione. Nìkaj non è nome di un villaggio, come nessun nome del resto che indica tribù o bandiera. A ovest ha per confine Sitala, a oriente e a sud Merturi. Contava allora circa 280 case o famiglie, di cui circa 90 stavano a sei ore dalla chiesa, a Cùrraj Eper. La tradizione raccolta allora dai missionari intorno &lle origini di Nìkaj racconta che verso il 1200 (è una data veramente molto incerta e che i montanari esprimono per genera-