— 173 — A Potogàn fissarono per radunarvi il popolo alla Missione la casa di un certo Gjok Ndreca, buon cristiano, il più ricco del villaggio con un prato stupendo davanti che si prestava magnificamente alle funzioni. L'undici marzo cominciò la missione che attirò gran popolo da tutti i villaggi d’intorno, e fu uno spettacolo meraviglioso lo sfilare che fecero tutti, dopo la predica d’introduzione, in una solenne processione che pel luogo adatto più che mai e pel buon ordine mantenuto non se n’era fatta ancora una più bella. Il terzo giorno concorse una folla di circa 1500 persone. Fin dal primo giorno si era esposto il quadro di Gesù Cristo che presenta il cuore, simbolo del suo amore, agli uomini, esor tando il popolo a ricorrere a lui per tutti i bisogni o infermità che avessero. Poiché, osserva il P. Pasi, quella povera gente, priva di medici e di medicine, sempre esposta alle intemperie e agli strapazzi, spesso ha vari malanni indosso, e non sapendo trovare rimedio a essi, ricorre alla superstizione. Ci sono gli Hogià, i Dervìsli, gli zingari che vanno in giro e si danno per dotti, e si offrono a guarire da ogni male, e molte volte guariscono veramente per opera del demonio; e i poveri cristiani, spinti dall’ignoranza e dal bisogno, accettano, anzi ricorrono ad essi. Ora in occasione delle missioni si cercò sempre rimediare a quell'abuso esortando tutti a ricorrere, in mancanza di medici e di medicine, a Gesù Cristo, accendendo davanti alla sua immagine delle candele. E queste si moltiplicarono sempre più davanti a quel quadro che aveva una forza singolare di attrazione. E si ebbero infatti, a testimonianza del P. Pasi, delle guarigioni che si potrebbero dire miracolose, in quei giorni stessi. Uno dei due guariti fu lo stesso catechista Marco il quale era stato preso da una malattia infettiva che serpeggiava di quei giorni in quelle regioni. Da principio si gonfiava la bocca, poi ci si formavano delle piaghe da cui usciva sangue e pus che oltre a cagionare un gran dolore, non permetteva all'ammalato di mangiare. Per consiglio del Padre, Marco cominciò un triduo al S. Cuore; la sua bocca era tutta impiagata e sputava sangue. Ora il secondo giorno del triduo egli era perfettamente guarito.