— 119 — casa di legno, senza mezzi certi di sostentamento. Al servizio delle 7 parrocchie vi erano 13 sacerdoti, otto appartenenti al clero secolare, gli altri al clero regolare, sette indigeni e sei stranieri. L’Arcliidiocesi manteneva 14 giovani, 11 indigeni, tre stranieri. Sei studiavano a Prizrend presso l’Arcivescovo, gli altri nel Collegio Pontificio albanese di Scutari. Tre erano mantenuti con lo stipendio che elargiva il Governo Austriaco. Nell’Archidiocesi per allora non v’erano che 4 scuole elementari sussidiate dal Governo Austriaco. Tutte, a eccezione di quella di Jànjevo, mancavano di locali adatti. Quanto alle condizioni religiose del paese, non v’era nulla che non fosse cosa generale in tutta l’Albania. Di particolare v’erano i cripto-cattolici, così detti laramana che per le condizioni loro stesse del vivere come se fossero musulmani, rendevano quasi inaccessibili al sacerdote le loro famiglie. Questi dati statistici li ho raccolti da una relazione di Mgr. Fulgenzio Czarev che scriveva l’il gennaio 1866. Da quel che s’è detto si comprende la funzione storica dal punto di vista del Cattolicismo balcanico e più propriamente albanese di questa importante Archidiocesi. Se non ci fosse stata Scopia collegata con Antivari tutto sarebbe stato facilmente allagato dallo scisma, e l’Alta Albania sarebbe rimasta una Zeta o Rascia slavo-scismatica come il Montenegro. Ripeto anche qui che l’influenza di Venezia valse e non poco, e la stessa invasione ottomana, destando inoppugnabili reazioni, non permise che l’onda slava tutto soverchiasse, e che Scopia e Scutari diventassero suffraganee del Patriarca di Ipek. Dovendo ora cominciare il racconto delle escursioni missionarie del P. Pasi, è mio debito avvertire che, eccetto le regioni di Kruma-Bètyqi, che del resto al suo tempo non avevano che la piccola isola cattolica di Radogòsh, non ho potuto visitare, causa le tese relazioni politiche serbo-albanesi e serboitaliane, le regioni in cui si trasporta la missione. Son passato lungo il confine, ho visto e ammirato dalle vette dei monti di Puka quei bellissimi paesi fin dove si poteva spinger l’occhio aiutato dal binocolo, ma nè la regione nè gli abitanti potei conoscere se non a traverso sporadiche relazioni. E però non