— 223 — era stato aggregato l’anno prima alla Missione Volante, l’ordine rii raggiungere a Prizrendi da Scutari insieme col Fr. Antunovic gli altri missionari. Ci arrivarono il 20 ottobre e due giorni dopo si mettevano in viaggio insieme col P. Pasi e col catechista Pietro alla volta di Gjakova per darvi una missione solenne. Giunti con un viaggio di 12 ore, furono accolti con segni di grande benevolenza dai sacerdoti della parrocchia, e dopo un giorno di riposo diedero principio alla missione. Anche a Gjakova s’era acceso nei due anni precedenti il fuoco dei partiti che avevano lacerato l’Archidiocesi, e anzi in quella popolazione più viva e più fiera gli odi erano passati a fatti violenti (1). La chiesa parrocchiale era stata presa a fucilate e era stato incendiato il portone d’ingresso. La Missione calmò mirabilmente gli animi e ricondusse tutti, anche parecchi caporioni del partito che da anni non si confessavano e avevano giurato che non si sarebbero più confessati, alla riconciliazione e all’obbedienza all’autorità. Furon perdonati pure due sangui, uno dei quali assai difficile per le circostanze, e tale che se non fosse stato tolto avrebbe prodotto terribili conseguenze, essendo quel sangue complicato con gli odi di partito. Due giovinotti infatti in mezzo alle ire di parte si erano scagliati delle ingiurie, e uno aveva tirato tre colpi di rivoltella sull’altro, senza colpirlo, per buona sorte. Ma il fatto aveva inasprito gli animi, e il giovane offeso aveva giurato vendetta. 11 P. Pasi terminata la missione ci si mise attorno e insieme coi sacerdoti della parrocchia riuscì a ottenere che si pacificassero. Era una grazia speciale del S. Cuore a cui fu offerto un ex-voto, e il P. Pasi essendo sfinito di forze, decise di tornare a Scutari per riposare alquanto. I tre missionari che erano rimasti sul campo di lavoro, si diressero alla volta di Zlloku^àn e di Ipek per continuare l’opera intrapresa nell’Archidiocesi. La parrocchia era stata affidata, come s’è notato altrove, ai Padri di S. Francesco, che tenevano residenza a Ipek e una a Zlloku^àn e allora eran in numero di tre. Per parecchi anni la vastissima parrocchia non aveva (1) Nelle Edificanti non si accenna all’uccisione di nessuno; ne parla invece la « Historia domus », p. 59.