— 248 — po’ più alto, della rupe e fortezza di Drivasto, da una parte, e del monte di Domi dall’altra, fila più o meno diritta, ma stretta e profonda, fino al detto villaggio interamente cattolico, che dipendeva etnicamente e civilmente dalla bandiera di Shoshi. È curioso osservare, ciò che del resto è un fenomeno comune di erosione torrenziale o fiumana in Albania, come il torrente s’è scavato in molti punti il letto nella viva roccia, che lo chiude con le sue pareti bianche a perpendicolo, lasciando che l’acqua coi suoi gorghi rispecchi nelle sue profondità l’azzurro vivo e intenso dei cieli. Il missionario passando sapeva dirci che Drivasto l’antica città preislamica fortificata sopra una gran rupe a picco sul Kiri quasi allo sbocco della valle, al suo tempo non presentava se non mozziconi delle mura di cinta, due porte diroccate e qualche avanzo di torre. Di memorie antiche non vi restava che una cisterna che si diceva antichissima, e in una di quelle case, tutte musulmane, si poteva vedere una pietra che portava il nome di Gesù adoperata come pietra angolare. Un’ora a monte di Drivasto, arrivavano a Ura-Shtréjt (ponte stretto) altro villaggio musulmano della Postripa, chiamato così da un meraviglioso ponte sul Kiri quasi affatto naturale e strettissimo, dove due massi si avvicinano tra loro alla distanza di circa un metro, e sotto scorre spumeggiante e fragoroso il torrente. Le due estremità sono unite da alcuni pezzi di legno su cui passano o almeno passavano uomini e animali. Giunti a quel punto i viandanti furono malamente consigliati a passarlo per costeggiare il torrente sulla sponda sinistra poiché da quella parte avrebbero trovato la maggior parte (20) delle case di Prèkali. Ma ben presto s’accorsero dello sbaglio poiché il sentiero si faceva così stretto e pericoloso che pareva impossibile ci potessero passare i cavalli. Infatti un musulmano del luogo li avvertì subito che non continuassero se non volevano che i cavalli andassero a rompersi il collo, come era avvenuto l’anno prima al console inglese. E quel buon musulmano li invitò nella sua capanna e oltre il caffè di rito volle imbandir loro un po’ di desinare: pane e miele. Non potendo tirare avanti, e non convenendo tornare indietro fino a Ura-Shtrèjt, fu deciso di rimandare i cavalli a Scutari dov’eran