— 128 — giorno del combattimento, tanto più si temeva un macello più generale. I cristiani della città non erano di nessun partito; quelli della campagna essendo tutti al servizio dei turchi, dovevano fare naturalmente quanto questi loro imponevano. Finalmente dopo che ciascuna fazione ebbe raccolti i suoi, il giorno 4 ottobre Rizà intimò al Cùrraj che dentro 24 ore sgombrasse dalla città. Il Cùrraj rispose che vivo no certo; venisse pure ad assalirlo che l'aspettava. Il giorno seguente per l’intervento di alcune bandiere fu data una besa di 25 ore. Scaduta questa, giunse il mislìs o tribunale di Ipek per aggiustare le due parti, ma invano. Per fortuna altre tribù entrarono in campo per chiedere diverse tregue fino al 14 ottobre quando il Rizà e il Muftì, alleato di Cùrraj, furon invitati a comparire davanti al Governatore di Ipek, e vi andò ciascuno accompagnato da varie centinaia di uomini. Lo stesso giorno arrivarono a Ipek alcuni battaglioni di soldati con cavalleria e parecchi cannoni. I due contendenti fermatisi alcuni giorni a Ipek, rimandarono ciascuno i propri armati e non si andò più oltre. Il frutto degli esercizi fu grande; la Congregazione Mariana rimessa in fervore; ripreso l’uso di ascoltare la Messa tutte le mattine prima di recarsi al bazàr e di raccogliersi tutte le sere alla chiesa per la recita del rosario; i fanciulli della scuola tenuta dal clero s’univano ai congregati pei canti e le funzioni sacre. Fra gli altri effetti di conversione si fece notare quello di un fanciullo che era scorrettissimo nel parlare che nessuno poteva domarlo e era la disperazione dei genitori. Vinto dalle parole del missionario egli si corresse in modo esemplare perseverando con ammirazione di tutti quelli che l’avevano conosciuto per impertinente e sboccato all’ultimo grado. Terminati gli esercizi alla popolazione di Gjakova, il Padre parti per Ipek il 14 ottobre proprio il giorno che pareva dovesse scoppiare certamente la guerra. Ipek dista da Gjakova circa 7 ore di cavallo. La strada è buona perchè sempre in pianura, ma è pericolosa per le frequenti aggressioni che vi si commettevano. A una mezz’ora dalla strada s’incontrava la celebre chiesa ortodossa di Decan, una delle pochissime fra le belle conservate fin dal tempo che precedette l’invasione turca.