Riguardo agli Slavi egli condivise le opinioni allora dominanti in 1-talia: creare un blocco slavo autonomo per fare fronte all’invadenza del la Russia, cui doveva essere lasciato campo libero solo verso le regioni asiatiche; redimere la Polonia e farne centro della « Slavia europea». Ma — e qui si sente il distacco — centro di collegamento degli Slavi meridionali doveva essere la Serbia che aveva la « tradizione di un impero » ed era « germe già svolto di uno stato bell’e fatto » (1). Il vero interesse agli Slavi del Tommaseo si manifestò, quando, al ritorno dal primo esilio, nel 1839, egli si fermò a Sebenico, città sua natale, e lì col fervore di un pellegrino incuriosito si mise a studiare il serbo-croato. E’ l’epoca in cui maturarono le Scintille, le Istrice, i Canti illirici, ecc. e con essi l’idea di istituire a Venezia una cattedra di serbocroato o di slavo in genere (2). Ma ad avvicinarlo agli Slavi in modo particolare venne il mordente politico, venne l’idea mazziniana di un’alleanza italo-slava, vennero le epiche giornate del ’48 veneziano. Allora egli sentì tutta l’importanza che in quelle contingenze poteva avere l’elemento slavo, i Croati, ed usò ogni arte per incitarli a insorgere contro l’Austria e a correre in aiuto di Venezia insorta. E fu tutto uno sbandierare sensi di slavofilia, un lanciare appelli e manifesti disperati e commossi ai Croati, chiamarli « fratelli » e scrivere persino nella loro lingua. Invano! Venezia capitolò, i Croati non risposero e non corrisposero. Deluso e amareggiato il Tommaseo e con lui gli Italiani. E fu una grande e insanabile delusione. Il colpo di grazia venne verso il 1860, quando i Croati vollero annettere la Dalmazia alla Croazia ed alla Slavonia, e non ci riuscirono per l’accanita resistenza che vi opposero ì Dalmati. Uno dei più fieri oppositori fu appunto l’implacabile sibeni-cense. Così i Croati, nel suo grande cuore, si « suicidarono » (3). Ma il suo cuore palpitò ancora una volta per fare eco al coro fremente che in Italia accompagnò la fatale insurrezione polacca del 1863. Di vecchia data era la sua simpatia per la « generosa, misera e gloriosa Polonia ». (1) Cfr. F. Anelli, La Slavia e la politica russa di N. Tommaseo in La Rivista dalmatica, aprile 1954. (2) Cfr. Della educazione e della Istruzione, Nuovi scritti, Torino, nei documenti d’appendice, p. 37 e 81. (3) Cfr. per tanto M. Pecoraro, L’antiannessionismo del Tommaseo nei'lu questione dalmatica del ’61 con lettere inedite, Milano, 1954, estr. da Studi f binati, a. XXVII, Nuova Serie B, n. 2 (1953), e la recensione, per la rimanenti bibliografia sul così detto « slavismo » del Tommaseo, di A. Cronia in -Rivista dalmatica, a. XXV, serie IV, fase. III, aprile 1954. 396 -