qui, fattasi terziaria francescana (1), sul letto di morte nel 1478 lasciava in eredità alla Santa Sede il regno di Bosnia; per suo esplicito desiderio veniva poi sepolta nella Chiesa che ancor oggi conserva le sue spoglie mortali (2). Sono platonici, per vero, gli esiti di questo episodio, ma alla sua luce quanti aspetti della Rinascita italiana non si riaffacciano alla nostra mente! La figura aurorale di Enea Silvio Piccolomini che si incuriosisce degli Slavi e chiude gli occhi in Ancona auspicando la crociata che doveva redimere dal giogo turco gli Slavi della penisola balcanica. Umanisti che svolgono attività diplomatica fra gli Slavi. Relazioni e rapporti su terre slave invase dai Turchi. Azione incessante per la guerra contro i Turchi, i cui protagonisti sono gli Slavi oppressi o minacciati. « Christianitas » che si alterna a « romanitas ». Ruolo di regioni e di gente di confine. Convergenza slava ai grandi centri italiani. Insomma suggello o simbolo dei motivi o dei problemi che maggiormente caratterizzano l’interessamento della civiltà rinascimentale al mondo slavo. (1) Perciò è ricordata nel Martirologio francescano alla data del 25 ottobre. (2) Un piccolo cimelio artistico, inaureolato da ricordi storici, sarebbe anche una reliquia (la mano destra, chiusa poi in un’urna fatta da Francesco d’Antonio nel 1468) di S. Giovanni Battista conservata nella Cattedrale anzi nel « Museo dell’Opera del Duomo » di Siena e adorna di un’iscrizione paleoserba, in cui si invoca la protezione di S. Saba. Essa è stata portata in Italia nel 1461 dal despota Tommaso Paleologo e data in dono al pontefice Pio II, il quale a sua volta la donò alla Cattedrale della sua città natale. Pare che essa fosse in possesso di un convento serbo e che alla caduta definitiva del Regno serbo nel 1459, perché non finisse in mano dei Turchi, la principessa Elena, figlia di Tommaso Paleologo e moglie del despota serbo Lazzaro Brankovic, l’abbia data a suo padre perché la mettesse in salvo. Cfr. P. Popovic, O srps\om natpisu u Sijeni in Prilozi za \njizevnost, jezi\, istoriju i fol\lor, XVI (1936), pag. 214, dove è ricordata e discussa anche la bibliografia precedente. 176 -