Tommaso Contarini invece in un’altra « relazione di Germania » della fine del secolo, dedica tutto un capitolo al Regno di Boemia e ne dà un quadro completo (1). Egli fa presente che « la Boemia del (sic) 1086 fu eretta in regno, che prima era ducato » e che le appartengono la Slesia, la Moravia e la Lusazia. Segue poi la solita descrizione, dai confini alle classi o stati sociali, i quali sono tre, cioè, « baroni, nobili, cittadini », ché gli « ecclesiastici non hanno autorità negli stati » ei« contadini sono del tutto servi ». In particolare modo interessano le forze armate: « i soldati a piedi » si presentano male armati, non hanno « capi periti nella milizia », ma « non vogliono ubbidire ad alcun forestiero », sono « animosi di natura e micidiali, intrepidi contro la morte » ; la cavalleria è ben armata e « comparisce con bella vista ». Ancor più esauriente e specifica la relazione di Vincenzo Guidoto che negli anni 1522-1525 è ambasciatore alla corte d’Ungheria a Budapest (2). Egli discorre ampiamente della Boemia, descrive le bellezze della regione, i principali usi e costumi, ammira il fascino particolare delle donne, che potrebbero passare per « le più belle donne del mondo », riassume la storia del movimento hussitico, nota l’ardore o lo spirito guerriero, da cui sono ancora presi i Boemi e conclude osservando che essi, mentre nutrono odio e inimicizia per i Tedeschi e per i Magiari, al contrario sono « amatori de Venetiani sopra ogni altra natione del mondo». Similmente si esprime nella stessa epoca — nel 1523 — Francesco Massaro, segretario di Lorenzo Orio, ambasciatore alla corte di Ungheria sotto il re Luigi (3). Dunque per gli ambasciatori veneti la Boemia è Stato di Germania, si, ma è Regno con i suoi diritti storici e con un esercito che ha in disprezzo lo straniero. E questo è il migliore riconoscimento del suo divenire storico. Ricca la letteratura italiana, in particolare veneziana, su la Turchia. Ricchissime le relazioni degli ambasciatori veneti. Le loro relazioni del- l Impero Ottomano a volte si limitano ad una determinata missione, ad (1) E. Alberi, ibid. 196. (2) F. Firnhaber, Vincenzo Guidotos Gesandschaft am Hofe König Ludwigs von Ungarn 1522-1525, Quellen und Forschungen zur vaterländischen Geschichte in Literatur und Kunst, Vienna, 1849, 66-138. (3) J. Rott, Relace i depese, Op. cit., II, p. 97. — 109