II - ALTRE IMPRESSIONI SETTECENTESCHE La nuova civiltà smalizia la storiografia Nella seconda metà del secolo XVIII la società italiana è ormai cosi smaliziata che anche la storiografia ne risente. Non è più il caso di avventurarsi nella ricostruzione di quelle Relazioni Universali o di quegli Anfiteatri policromi, in cui il gusto della Rinascita e del barocco si era compiaciuto, perché ormai il senso del nuovo cosmopolitismo ha bisogno di altre visioni. Non basta più l’erudizione libresca delle pazienti compilazioni fatte in biblioteche, ma ci vogliono nuove impressioni e nuove informazioni attinte a nuove fonti, sia scritte che orali. I singoli avvenimenti vengono considerati preferibilmente a sé nelle loro cause e nei loro effetti. Gli informatori, traendo profitto delle loro esperienze dirette, ma contingenti, volentieri si circoscrivono nel loro argomento, di esso sicuri e orgogliosi. Istintiva l’ambizione di fare effetto con cose nuove. Se vogliamo quindi avere notizie sugli Slavi, bisogna ricorrere a opere che li trattano separatamente nelle loro formazioni statali o nazionali e con speciale riguardo a determinati problemi o avvenimenti o personaggi. Inutile rintracciarli in quadri generali di storia, di geografia, di cultura, perché questi quadri o non ci sono più o sono parziali, ristretti, e in essi gli Slavi non hanno rilievo degno di particolare menzione (1). Non c’è ancora la coscienza di una unità o solidarietà slava e (1) Per es. il libellista fiorentino Francesco Becattini, or giacobino ed or reazionario, dopo essersi cimentato in Istorie dell’inquisizione o della casa d’Austria, ha voluto lasciare anche una Storia ragionata dei Turchi e degl’imperatori di 312 —