modo di vestire, dalle usanze funebri ai piaceri della vita e al culto delle lettere e della musica offrono delle primizie che non avranno niente da invidiare alle relazioni particolari del Giovio o dell’Her-berstein. E un sapore di novità emana da tutta la messe slava del Sa-bellico nell’uso di voci toponomastiche nuove e più aderenti alle forme originarie. L’umanista si rinnova alla luce di nuove esperienze. Resta però il grigio bagaglio di una tradizione fatta di preconcetti, di equivoci e di ignoranza. Di equivoci, di ignoranza e di ingenuità abbonda ancor più la far-ragginosa Cronica del principio del inondo sino a’ nostri tempi (1) del cinquecentista Marco Guazzo, il quale lasciò la spada per impugnare la penna e con i suoi poemi fece ridere l’Ariosto. Similmente egli potrebbe far ridere gli storici slavi perché del mondo slavo porge una visione tutta sua. Effettivamente egli conosce solo Boemi, Polacchi e Bulgari. La Russia o Moscovia per lui non esiste; esistono per lui una Scithia precrisdana e una « Rossia provincia di Germania» confinante con la Livonia, abitata da popoli barbari, i « Rossoni», ricca di argento, perle e pietre preziose con centro a « Nogordio », e basta: il tutto espresso in tre righe! Ignorati gli altri Slavi. Di quelli da lui inclusi, i Polacchi sono i meno maltrattati, anche se delineati su uno sfondo intessuto di leggende. Dei Bulgari si ricorda la conversione al cristianesimo nell’860 ai tempi di Niccolò I e il dramma familiare di Terbel che, per l’occasione, non so come, diventa Baldoino. I Boemi sono riallacciati addirittura alla Torre di Babele e il capitolo a loro dedicato — «Boemia et sua discriptione » — prende le mosse da « Boemo gran Principe qual mentre edificavasi la Torre di Babel era stato nell’Italia, et venendo per la Eiemagna, e passato il fiume Danubio firmossi, e quella terra dal suo nome Boemo, Boemia chiamossi ».... Il fallito capitano l’ha sparata grossa! La storia antica non era certo il suo forte. Meglio egli riesce in una storia sua contemporanea, cioè nella Historia di tutte le cose degne di memoria quali dall’anno 1524 sino a questo presente sono occorse nell’Italia, nella Provenza, nella Francia, ecc. (2). Sono avvenimenti ai quali egli stesso in buona parte ha assi- (1) Il titolo esatto è: Cronica ne la quale ordinatamente contiensi l’esame de gli uomini illustri antiqui, e moderni, le cose, e i fatti di eterna memoria degni, occorsi dal principio del mondo fino a questi nostri tempi, Venetia, 1553. (2) La prima edizione del 1540, Venezia, fu più volte ristampata con ritocchi, aggiunte e prosecuzioni. 124 —