solite maldicenze di corte, hanno dato origine a una delle quarantotto Novelle galanti (1) in ottava rima, alla novella cioè Y Arcivescovo di Praga, la quale di Praga dice poco, ma si dilunga su un arcivescovo che amoreggiò con la cantante italiana Beatrice o Cice e che si era acquistato gran fama per la vita splendida che si conduceva nel suo palazzo. La novella, che non è un portento di bellezza e, meno ancora, di decenza, era piaciuta molto a Goethe, il quale nel suo « Viaggio in Italia », più precisamente nella lettera del 17 luglio 1787, trova parole di elogio per il Casti e la sua novella. Oggi anche ad essa si potrebbe guardare solo da un punto di vista storico. Lo sdegno per la ripartizione della Polonia ad opera di una « trium-bestiata ingorda » Lega, da cui doveva « nascer Pordin politico e morale »... gli ispirò nel 1794, fra quattro apologhi in sesta rima, la Lega dei forti, dove orso, tigre e leone adombrano i governi che hanno smembrata la Polonia e dove vibra lo sdegno di chi ormai mal sopporta ogni politico sopruso. Nell’apologo gemello, La Gatta e il topo, ricompaiono le allusioni offensive nei riguardi di Caterina II. Questi apologhi poi non sono altro che premessa o preparazione a quel gigantesco apologo o zoepia che sono gli Animali parlanti, scritto in ventisei canti, tra il 1794 ed il 1801 (2), quando l’autore aveva già varcata la settantina. Qui, nella vecchia forma allegorica dell’epopea animalesca, sono descritti i costumi delle corti, i maneggi della politica, le leggi, gli usi, i costumi, le superstizioni e le depravazioni della società contemporanea. Qui, in un mondo antidiluviano, freme il conflitto dell’antico regime monarchico assoluto con le nuove forme repubblicane ed esempi presi dalla Russia e dalla Polonia non mancano. L’opera, malgrado la sua prolissità e il tono insegnativo, acquistò in breve, per aver elevato la satira dei costumi a satira politica e per la vivezza e la trasparenza delle sue allusioni, una grande popolarità e fu tradotta in francese, in inglese, in spagnolo, in tedesco e servì di modello a vari poeti satirici dell’Ottocento, non ultimi Leopardi e Heine. Benché inferiore a questo poemone animalesco, il Poema Tartaro resta per noi l’opera più importante del Casti, perché mentre in altre opere le allusioni, diciamole, slave sono piuttosto larvate e si perdono (1) Pubblicate, in parte, la prima volta a Roma nel 1790, poi «corrette e ricorrette » a Parigi nel 1793 e via dicendo. (2) Pubblicati la prima volta a Parigi nel 1802. 322 —