ceslao (1). Il libretto era però opera di un. altro italiano, del conte Niccolò Minato. Si ebbe così il solito « oratorio volgare » del secolo XVII in due parti e con il « testo » affidato ad un personaggio d’occasione. Resta dominante ancora l’andatura epica, e la mancanza di unità di tempo e di azione viene compensata dal « testo » che lega e completa le singole scene. Discreto il numero dei personaggi, cartaceo il loro carattere: Venceslao una bambola barocca che è felice di morire per la fede; Bo-leslao, il fratricida, un fanciullo senza colore; la madre Drahomira invece troppo spietata e troppo diabolica. Tutto il resto proteso all’effetto musicale, con un testo convenzionale e declamatorio che cura solo le necessità meliche e rivela un compilatore abile e provato. Per quanto la trama sia stata attinta al solito Hájek o a qualche suo rimaneggiamento tedesco, manca ad essa ogni colorito nazionale, cèco, e il dramma si traduce in lotta fra cristianesimo e paganesimo. E anche questa è lotta da melodramma lasciata ai cori (2). Del resto un maestro e un librettista di corte più non potevano dare, anche se temporaneamente residenti a Praga; la Boemia e San Venceslao per loro sono stati semplice oggetto di una delle tante commissioni professionali. Infatti si erano esibiti « per comando della S.C.R. Maestà dell’imperatore Leopoldo». Più che i riflessi del mondo slavo nella cultura italiana, essi interessano quindi la storia della cultura italiana oltre i confini d’Italia. Interessa invece la storia del teatro italiano la « luttuosa commedia d’equivoci » Ormondo (1650) che Mario Cevoli fa svolgere fra Europa, figlia d’Orbante re d’Ungheria, e Ormondo, figlio di Boemondo re di Boemia (sic!) e che, ad onta degli ostacoli frapposti dai genitori, tra loro acerrimi nemici, si risolve felicemente, perché Europa, travestita da uomo, abbandona la corte paterna e fugge presso Ormondo a Praga (3). (1) UAbelle di Boemia, ovvero S. Wenceslao. Oratorio. Per comando della S.C.R. Maestà dell’imperatore Leopoldo. Cantato in Praga, e replicato in Vienna, nella sua Cesarea Cappella l’anno MDCLXXXVlll. Posto in musica dal S. Ant. Draghi maestro di cap. di S.M.C. (2) Uno studio su questo oratorio difficile a reperirsi è. stato fatto da J. Do-STÁL, ltals\é oratorium o Svatém Vàclavu z r. 1680 hrané v Praze in Slovans\a \nihovéda, IV (1936). (3) Ricordata e riassunta da E. Bertana, La tragedia, Milano, s.a., pag. 144. Va' 278 —