Fugace squillo la versione libera dell’inno religioso polacco di Luigi Feliriski, Che Dio ci aiuti, eseguita da Arnaldo Fusinato nel 1862 e dedicata al cospiratore Mieroslawski (1). Così con squilli ed echi anche le traduzioni hanno levata la voce al « Dio degli eserciti » al « Dio delle vendette » che i Pellegrini Lombardi nelle loro mickiewicziane Litanie hanno invocato per « disperdere nella polvere i tiranni ». Opere d’invenzione Le esperienze, la cultura e la curiosità del mondo slavo hanno avuto infine le loro ripercussioni anche nelle sfere ideali della letteratura d’invenzione. Sono opere minute o ampie, incidentali o apposite, che portano in luce d’arte e in generi letterari diversi — dal romanzo al melodramma! — affetti ed effetti disparati, reminiscenze del passato e impressioni di attualità, storia e leggenda, personaggi e fatti, sogni e delusioni, amori e odi. Svariatissima la schiera degli autori, che sono nazionali, regionali, dialettali, d’ogni partito, d’ogni scuola e d’ogni regione, giovani e vecchi, anonimi, oscuri e famosi già allora o poi, dal Giusti, dal Prati, dall’Aleardi a De Amicis, Boito e Carducci. Mancarono anche questa volta le creazioni di alto valore poetico, ma, d’altra parte, i contributi furono tali e tanti da confermare e documentare anche in questo campo tendenze, gusti e pensieri, emersi nel corso di questa battagliera e romantica epoca. Gli Slavi nella loro multipla unità materiale e spirituale non si prestarono a figurazioni e manifestazioni d’assieme. Solo il prof. Luigi Fichert, nei suoi eccessi di slavofilismo, inneggiò da Zara — ove nacque, nel 1826, da padre nativo di Milano, ma d’origine francese — e da Venezia — ove insegnò sino alla morte (1899) nella scuola tecnica Marin Sanudo —1 all’idea di una grande « Slavia » col trasporto e con la pene-trazione dei grandi poeti e pensatori slavi. Ma egli in sostanza fu un (1) A. Feunski, Che Dio ci aiuti, versione libera dal polacco di A. F., Milano, 1862. Altre versioni : Aniela, ossia l’anello nuziale. Episodio della Rivoluzione polacca del 1830 di A. Nakwaska, trad. da Vittoria di Leuchtering e G. Vegezzi Ruscalla, Torino, 1848 e Racconti cosacchi di M. Czajkowski trad. da O. Pe' rini, Milano, 1863. 446 —