Chiesa romana e aveva ripristinato diocesi periferiche, che dovevano rintuzzare le sfere degli arcivescovati tedeschi e del patriarcato costantinopolitano, accolse, nell’anno 866, con somma gioia, un’ambasciata bulgara, con cui l’appena convertito al cristianesimo re Boris ricorreva alla sua autorità e, deciso di adottare come religione ufficiale del proprio Stato la religione cattolica romana, chiedeva l’invio in Bulgaria di prelati latini perché vi insediassero la Chiesa romana (1). Nella stessa occasione Boris mandava in visione al pontefice un questionario, che era l’abbozzo di un codice religioso e civile ad un tempo. Ne seguono i famosi Papae Nicolai I responsa ad consulta Bulgarorum (2), che sono un documento prezioso della civiltà bulgara di quei tempi; ne segue pure la missione dei vescovi Formoso, che poi sarà papa (3), e Paolo di Populonia; Boris, però, benché avesse espulso dal suo regno tutti i sacerdoti greci, e — « manu propria capillos suos apprehenderet » — avesse giurato solennemente eterna fede al seggio di S. Pietro, non avendo ottenuto da Roma quello che prima non aveva ottenuto da Bisanzio (e perciò si era rivolto a Roma!), cioè un patriarcato bulgaro, nel concilio ecumenico dell’870 volse le spalle a Roma, congedò preti e prelati latini e si riconciliò con Bisanzio. Roma aveva sbagliato in pieno! Niccolò I aveva concesso a Boris solo un vescovo... Giovanni Vili volle ritentare la prova. Iniziò quindi dall’872 tutta una sequela di lettere o di missioni a Boris, a suo fratello, ai suoi consiglieri « familiares et carissimi » e con promesse, esortazioni e minacce pretese la scissione della Chiesa bulgara da Bisanzio. Boris, però, con molta eleganza, stornò le pretese di Giovanni Vili e restò legato a Bisanzio. Il papa allora si accontentò di un « modus vivendi » con Costantinopoli e ottenne la non iscrizione degli episcopati bulgari nei ruoli del patriarcato costantinopolitano: ma era un bizantinismo... (4). (1) E. Corsi, JJna pagina di storia bulgara. La conversione di re Boris al cristianesimo in Bulgaria, I, 1939, n. 3. (2) Vita Nicolai Papae 1 nella Patrologia (latina) del Migne, voi. 119. (3) Quando Formoso nell’891 fu eletto papa, a ricordo della sua missione in Bulgaria, ordinò che in una delle chiese di Monte Celio fosse dipinto un affresco rappresentante, fra vari Santi, anche lui stesso con il re Boris. Oggi chiesa e affresco più non esistono, ma c’erano ancora nel secolo XVII e il celebre archeologo Giovanni Ciampini ne lasciò, assieme a studi sui rapporti fra Formoso e i Bulgari, una bella copia. (4) A. A. Bernardy, Bulgaria e Roma, Roma, 1941, pag. 22. 8 —