della letteratura universale, inizia la così detta letteratura comparata e, con il concetto della climatologia storica, porta la metodologia letteraria ai sistemi ed ai criteri del positivismo. Per gli Slavi pure è opera epocale perché li include e li illustra in seno ad una letteratura universale che non si concepisce senza la presenza loro. Per tanto vi sono compresi i soli Polacchi e Russi, e degli uni sono prese in considerazione soprattutto le relazioni con l’Italia, mentre degli altri si considerano gli esordi di una letteratura nazionale con Lomonosov, Sumarokov, ecc. e ci si domanda « quanto si abbia a sperar dalla Russia » il cui « basso popolo è tenuto in condizioni servili » ; ma già così la breccia è fatta prima che il romanticismo venga a predicare l’idea della « Weltliteratur » e della « Wahlverwandschaft ». Il Denina ha tentato poi un’analoga interpretazione e visione delle lingue nei tre grossi volumi de La Clef des langues ou observations sur l’origine et la formation des principales langues qu’on parie et qu’on écrit en Europe (Berlino, 1804). Qui gli errori e gli equivoci sono ancor più numerosi e più stridenti e tolgono il valore scientifico all’opera. Resta però il suo valore storico, perché anche questa opera inizia un nuovo genere di studi, più precisamente la grammatica comparata delle lingue europee con divagazioni nei principali campi di studio dell’odierna glottologia, dalla genealogia all’etimologia e alla onomastica. Qui poi alle lingue slave, siano pure ancora il russo ed il polacco per gii esempi pratici (1), è reso un omaggio maggiore che non alle loro letterature, perché assieme al greco, al latino e al germanico, sono considerate fattore fondamentale delle « quatre langues mères de la plupart des langues européennes » e di esse sono studiate e « singolarità » e « relazioni » con altre lingue. Altra breccia slava nei domini di una scienza ùniversale. Di fronte ad essa, al suo significato di prodromo o di rivoluzione romantica anche nelle sfere del razionalismo scientifico, impallidisce il fatto che il Denina, per ingraziarsi Caterina II, abbia pubblicato a Berlino nel 1796 (fingendo d’averla tradotta dal greco, ma in sostanza traendola dal Voltaire) una « Russiade » in « prosa storica » per celebrare le gesta di Pietro il Grande e di Caterina I, e che dalla sua « Clef (1) La preferenza è data al polacco forse perché il Denina essendo stato un tempo canonico a Varsavia, acquistò probabilmente una certa qual conoscenza di questa lingua. 324 -