del 1389 concernente la storia serba (1). Niente affatto direbbero le cronache trecentesche, le quali, nelle mani di un Compagni o dei Villani, sembrano animarsi di nuove visioni e di nuove idee. Resta quindi a sé il « Chronicon » di Giovanni quale indizio della rinascita d’Italia verso il Mille e dei suoi riflessi sulle sponde dell’Adriatico. Per i Croati resta sempre espressione documentaria dell’epoca loro più bella. Penuria di notizie nelle altre cronache Agli altri Slavi la cronografia medievale italiana — e con essa la vita, la società e la cultura che vi si riflettono — guardò in complesso poco, assai poco, anche se non rinunciò a singole notizie sul conto loro. Era la storia, era la vita cittadina dei singoli comuni che sempre più la interessavano e l’improntavano. Era la lotta fra la tiara e la corona che allargava, se mai, i suoi orizzoni e fomentava le sue passioni. Mancando in tutto ciò un qualsiasi propulsore slavo, il disinteresse ai casi e ai destini degli Slavi era pacifico. D’altra parte alcuni di essi erano così lontani, così diverse erano le loro situazioni e le loro condizioni, così estranei erano essi all’Italia che non potevano certo diventare oggetto di cure e di conoscenze particolari. E quando poi la cronografia nel Trecento si irrobustì, si fece più capace e, pur trattando cose d’Italia, volse lo sguardo anche alla storia degli altri popoli, fino alla Russia — come fece Dino Compagni — le notizie sugli Slavi non cambiarono aspetto e volume e restarono semplici spunti, indici di cultura o piuttosto di curiosità storiche, ma non di determinate tendenze o di particolari impegni. Fra questi Slavi i più osservati e annotati furono i Boemi, soprattutto per la loro partecipazione all'impero germanico e di qui per la loro presenza con propri corpi di spedizione negli eserciti germanici che con vari imperatori calarono in Italia. Varie le notizie o no-tiziole sul conto loro. Essendo stati in Italia, specialmente ai tempi di Vratislao II e Vladislao II ed avendo preso parte emergente alle imprese di Enrico IV (la presa di Roma del 1083), di Federico I (l’as- (1) Sono gli Annales Forolivienses a cura, di G. Mazzantini nei Rerum Ita-licarum scriptores del Muratori, ed. del 1903, pag. 74. Per successive notizie cfr. M. Dinic Dva savremeni\a o boju na Kosovu in Glas, CLXXXII (1940) della Accademia serba di Belgrado. 44 —