delle truppe condotto da Napoleone, quindicimila Italiani, stremati dagli stenti, dalle fatiche e dalla fame, affrontarono centoventimila Russi inorgogliti dalla vittoria. Combatterono disperatamente fino a tarda notte e dimostrarono tale e tanto valore che lo stesso principe Kutuzov ne restò stupito e ne diede rilievo nel suo vendseiesimo bollettino del 14 dicembre, datato da Vilna. E sir Robert Wilson, che era al quartier generale russo, ne riferì in questi termini: «Durante la mia carriera militare non mi sono mai trovato ad un fatto simile; ad una battaglia, cioè, in cui le forze avversarie fossero dieci contro uno, e questo uno ne uscisse con tanto onore. Battaglie come queste non possono confrontarsi che a quelle dei giganti, di cui parlano gli antichi miti ». Se la campagna di Russia e in particolare l’arresto delle sue truppe a Mosca fu uno dei più fatali errori di Napoleone, per gli Italiani essa fu una ecatombe che a lungo impressionò l’opinione pubblica. Perciò a lungo se ne parlò e molto, come vedremo, si scrisse su questo doloroso episodio, che ha per sfondo il prometeismo napoleonico e il titanismo russo. I Polacchi sono pure uno di quei popoli che l’ambizione napoleonica riuscì ad acciecare e sfruttare. Al sorgere dell’astro napoleonico essi gli si attaccarono disperatamente nella speranza di riconquistare quell’indipendenza che altri avevano loro tolto. Fu una delle solite utopie nei confronti di Napoleone! Fu un’utopia che, come è stato già detto, nacque in Italia nel 1797, all’ombra della Repubblica cisalpina e allo scopo di aiutare Italiani e Polacchi nel raggiungimento dei loro alti ideali di libertà. Di qui la formazione delle prime legioni polacche, guidate dal generale Dijbrowski, cui a sua volta fu guida quel bellunese Giuseppe Fantuzzi, che aveva preso parte nel 1794 all’insurrezione di Kosciuszko. Ma gli esigui, poveri e illusi legionari polacchi che presero parte con le truppe napoleoniche alla capitolazione di Venezia, all’assalto di Verona, alla presa di Roma, di Napoli, ecc., quando chiesero di passare sui campi polacchi della Galizia, da Napoleone furono mandati a San Uomingo..., dove quasi tutti lasciarono la vita per la gloria della Francia! Né qui cessava la loro via crucis. Vennero altri olocausti, altri tradimenti, che per forza di cose dovevano richiamare l’attenzione degli Italiani, partecipi di una medesima epopea. Nella stessa epoca in cui sorgeva la Repubblica cisalpina e si forma-ano le legioni polacche in Italia, cominciò a prendere corpo anche l’i-“ea dell’indipendenza degli Slavi meridionali: almeno di quelli che, a c°ntatto col mondo occidentale, furono coinvolti dalle valanghe napo- - 337 22