Chiasso ad opera di una deputazione del comitato torinese « Pro Polonia », capitanata dal venerando e magnifico polonista italiano Attilio Begey, che già tante volte abbiamo degnamente ricordato. Questo il suggello più eloquente della surricordata Mozione, la quale esprimeva fervido il voto « che anche la nobilissima Nazione Polacca, che fu nei secoli un fattore prezioso di civiltà preservando l’Europa dalle invasioni tartariche e turche e che è destinata anche nell’avvenire ad una azione poderosa di pacifico equilibrio, possa essere ricomposta ad unità di Stato libero ed indipendente » (1). Buon terreno, se pur con qualche asperità nelle cerehie govermtive, trovarono in Italia anche i Cèchi e gli Slovacchi, i quali, guidati da uomini di eccezione, come Masaryk, Benes e Stefànik, si preoccupavano d’informare l’estero su gli scopi del loro movimento per l’indipendenza cecoslovacca. Parola d’ordine e scopo e mezzo suggestivi per una cordiale, proficua collaborazione: guerra all’Austria! Potè così avere la sua ramificazione a Roma nel 1917 il « Consiglio Nazionale dei Paesi Czechi », che era sorto a Parigi per organizzare le forze rivoluzionarie cecoslovacche, e ottenere l’aiuto e il riconoscimento delle Potenze Alleate. Se i Cèchi già nel loro manifesto del 10 novembre 1915 avevano dichiarato di volersi legare alle sorti della Russia, della Francia e dell’Italia « di Cavour, di Mazzini e di Ferrerò », l’Italia a sua volta, nel gennaio del 1917, si associò agli Alleati nel pretendere la liberazione non solo degli Italiani irredenti, ma anche dei Cecoslovacchi e di altri popoli soggetti all’Austria. Anzi sarà l’Italia a reclamare per prima la creazione di uno Stato cecoslovacco completamente indipendente. Nello stesso anno poi, anzi nella stessa occasione, si istituì a Roma, sotto gli auspici della « Società nazionale Dante Alighieri », un « Comitato italiano per l’indipendenza cecoslovacca », che iniziò la sua attività con un magnifico manifesto diffuso in tutta Italia (2). Ne seguì, a felice coronamento, la non facile formazione delle Legioni cecoslovacche in Italia, la loro partecipazione ad azioni di guerra, il loro equipaggiamento e l’invio nella Patria liberata di un complesso di quasi centomila uomini. A Pa- (1) Secondo il testo pubblicato dal benemerito F. Giannini, Storia della Polonia e delle sue relazioni con l’Italia, Milano, 1916, pag. 343. (2) Pubblicato poi da G. C. Gotti Porcinari, Coi legionari cecoslovacchi al fronte italiano ed in Slovacchia, Roma, 1933, pag. 27-33. A Roma c’è stata pure una « Lega italo-cecoslovacca » che pubblicò nel 1917 l’op. Chi sono e che vogliono i Cecoslovacchi. 578 —