Abbiamo riunito e presentato finora in una specie di anfiteatro — per usare un termine dell’epoca — gli uomini slavi che sono stati o sono vissuti in Italia e che avevano potuto in un modo o in un altro destare se non l’interesse almeno la curiosità degli Italiani vicini a loro. Ora completiamo lo spettacolo con la riesumazione delle testimonianze che le belle arti ci hanno tramandato. Vi campeggiano anzi tutto le sagome degli Ospizi cèco e polacco a Roma, dell’istituto di San Girolamo a Roma e del Collegio Illirico di Loreto, ricchi di monumenti, affreschi, documenti e memorie slave, come tante pietre miliari della storia che su di loro grava. Un solo accenno al Vaticano con le sue Gallerie, gli Uffizi e gli Archivi perché è troppo universale per concretarsi in qualche nota specifica slava. L’Accademia di S. Luca è semplice punto di riferimento che si dirama in varie direzioni sopra tutto a Frascati e ad Ariccia: e questo lo abbiam visto. Le chiese di Roma e d’Italia in genere sono mosaici di memorie anche slave (1), ma quante il tempo ne ha già cancellato o oscurato! Ci sovviene però la iconografia e questa a rincalzo della storia ci rivela una nuova preminenza polacca. Ecco quindi presentarsi di nuovo, in nuove luci e nuove sedi, illustri personaggi polacchi che già precedentemente e più volte abbiamo in- Venezia, ma risultati negativi mi ha dato tutta la rispettiva bibliografia citata da M. Maylender, Storia delle Accademie d’Italia, I, Bologna, 1926. (1) Per i Boemi potrei ricordare anzi tutto i riflessi, che il culto di S. Giovanni Nepomuceno, voluto dalla Controriforma, ha avuto nelle arti sacre. Il santo boemo barocco figura a Roma nella cappella omonima a S. Giovanni in Laterano, nelle cappelle di S. Maria dell’Anima e di S. Lorenzo in Lucina e nella vecchia statua che oggi è stata rimessa presso il palazzo centrale dell’Uni-versità di Padova (via S. Francesco). La ripresa del culto pure barocco di S. Venceslao ha dato origine a un suo nuovo altare in S. Pietro al Vaticano (cfr. Zd. Kalista, Fres\a Svatovàclavs\à in Lumir, LVI, 1930). Se non ispirata, certamente decorata con raffigurazioni della battaglia della Montagna Bianca è la chiesa romana di S. Maria della Vittoria. Carattere particolare hanno: il sarcofago di Massimiliano Pernstejn in Santa Maria Maggiore a Roma; la tomba del pittore praghese Samuele Raffaele Globice 'li Bucina, che « quadraturam circuii invenit », in S. Maria del Popolo pure a Roma; un affresco di Praga nel cortile di Palazzo Vecchio di Firenze, ecc. Per ^formazioni bibliografiche cfr. A. Cronia Cechy v déjinách itals\é \ultury. Iscrizioni encomiastiche e sepolcrali di Polacchi e Russi « illustri stati o morti in Italia » a Roma, Firenze, Livorno, Bologna, Assisi, ecc. sono ricordate da S. Ciampi, Op. cit. I, 179. — 293