nominibus passim citatis ». Il barocchismo aveva gonfiato lo slavismo. Siamo nell’epoca dei manierismi. Alessandro Guagnini e la « Sarmatiae Europeae descriptio » L’opera dell’Orbini è stato un caso unico nella sua concezione monistica (1). Invece quanto più si è manifestato l’interesse ai popoli slavi, tanto più manifesto si è fatto il desiderio di conoscerli separatamente nelle loro formazioni statali, addirittura in singoli loro avvenimenti o in singoli loro personaggi emergenti. L’idea di una collettività o reciprocità slava ancora non era sentita. Si sono avuti così vari quadri pardco-lari, di varia grandezza, di vario aspetto e di varia ispirazione, gli uni provocati più o meno direttamente dai fatti stessi, gli altri dovuti a personaggi italiani che a quelli in un modo o in un altro erano interessati. A cause intrinseche si sono avvicendate quindi cause estrinseche e viceversa. Relazioni, commentari o descrizioni hanno ripetuto o rinnovato le loro informazioni sugli stati che maggiormente interessavano o con i quali l’Italia era maggiormente in contatto. Appunto da contatti personali e da rapporti diplomatici, sullo sfondo di molteplici relazioni di amicizia e di intelligenza, si sono avute varie e nuove descrizioni o cronistorie e relazioni della Polonia. Il caso più interessante e più improntato alla tradizione avventuriera del Rinascimento ed a questa anche cronologicamente più vicino, è quello dello storiografo e geografo veronese Alessandro Guagnini, il quale arruolatosi a ventitré anni nell’esercito polacco nel 1561, restò sino alla morte (1614) in Polonia, dove si distinse in diverse campagne e fu per diciotto anni comandante del presidio di Witebsk. E fu tanto attaccato alla Polonia, che volle persino dare al proprio nome un’impronta polacca e si disse Gwagnin (2). Frutto delle sue ottime conoscenze delle condizioni geografiche, po- (1) Passato completamente inosservato quell’abbozzo o appunto di storia slava, polacca De Slovinis seu de Sarmatis, che il Veranzio aveva inserito, da pag-117 a pag. 119 nel suo libriccino di devozione 2ivot ni\oli\o izabranih divic, Roma, 1606 e di cui non si sapeva nemmeno se fosse stato pubblicato. Cfr. ^ • Dukat, Op. cit. in Rad, 231, pag. 112, nota 2. (2) C. Cipolla, Un italiano nella Polonia in Miscellanea di storia italiana, XXVI (1887), XI della II serie. 230 —