II - ITINERARI E RELAZIONI VENETE Ricerca di nuovi mondi ed emergenza di Venezia Il desiderio di viaggiare è connaturato nella più antica e nella più sedentaria società umana; ce lo dicono, se non altro, nel loro linguaggio biblico, le migrazioni seguite alla torre di Babele, ce lo dicono gli Ulissidi della classicità, ce lo dice l’apocalittico ribollimento delle trasmigrazioni dei popoli. Nel Medio Evo fraticelli romei della croce e mercanti, per conto proprio o in missione altrui, si spinsero nel lontano Oriente e, taluni, ci lasciarono le loro impressioni, in cui la scoperta di nuove terre brilla fra la concezione religiosa del mondo e il miraggio di nuovi profitti materiali. Anche il territorio slavo fu percorso e perlustrato, ma nelle rispettive rievocazioni fu appena sfiorato, e dei popoli slavi che lo abitavano non si è avuta la più lontana, concreta nozione. Ci sono opere che interessano, sì, vivamente la geografia storica o la geografia in generale, ma anche se contemplano territori abitati da Slavi, soprattutto da Russi, le loro notizie sono così vaghe, confuse, superficiali e anonime che, tutt’al più, possono passare per divagazioni iniziali. Tali, per esempio, le brevi « historiae » o «libelli» del «Viaggio ai Tartari» del legato pontificio fra Giovanni da Pian del Carpine del 1245-1247 e dei suoi correligionari fra Ascellino e fra Simone de Sancto Quintino, cui si erano uniti anche un fra Stefano di Boemia e un fra Benedetto di Polonia. Essi, per vero, attraversarono Boemia e Polonia, furono cordialmente accolti a Mosca, dove, raccolto il clero e la nobiltà, lessero loro le lettere papali che li invitavano a rientrare in seno alla unità cattolica, ma dei territori slavi da loro percorsi appena fecero parola ed en- — 99