sione » o inchiesta del Baldacci nel 1908 che è un prezioso punto di riferimento cronologico per la « diagnosi » di dialetti in via di esaurimento (1). E così dagli Slavi in generale o dai titani russi ai pigmei serbo-croati del Molise, per opera di Italiani sempre meglio orientati e con la collaborazione di Slavi stessi con essi fraternizzanti, le pubblicazioni di informazione e di contingenza di questo periodo, che ben potremmo dire postrisorgimentale e prenovecentistico, hanno cooperato in vari modi alla conoscenza del mondo slavo in Italia e alimentato quell’interesse ad esso, che ragioni intrinseche di cultura nazionale e stimoli esterni di evoluzioni e rivoluzioni storiche suscitarono e accordarono a vicenda. Siamo ancora lontani da un’autentica slavologia, ma i germi suoi sono già in embrione e ne determinano il precedente storico. Di fronte al periodo anteriore un progresso c’è se non nell’estensione della materia — ma quanto più è stato scritto su gli Slavi meridionali! — almeno nella sua concezione e trattazione. Persistono ancora, sì, opere incolori e inoriginali, scarse di pensiero e di documentazione, ma sempre più si fanno strada testimonianze dirette, impressioni immediate e controllate; si tende alla specializzazione e più chiara e sicura si fa la coscienza dell’importanza del mondo slavo. Inutile recriminare che in quaranta o in cinquant’anni si sia fatto poco: la parola ai capitoli successivi! lo); C. Kovacic, Gli Slavi serbi dell’Italia. Ricordi, Ancona, 1884; Id., Srps\e naseobine u juznoj Italiji in Glasni\, Belgrado, LXII (1885); E. Troilo, Gli Slavi dell’Abruzzo Chietino, Roma, 1899 (Atti della Società romana di antropologia)i; G. Leo, S. Vito de’ Normanni già Santovito degli Schiavi o Sciavi, Napoli 1904; B. Guyon, Le colonie slave d’Italia in Studi glottologici, IV (1907), 125; A. Baldacci, Die Slaven von Molise, 1908 da Globus, XCIII, n. 3-4; G. Gelcich, Colonie slave nell’Italia meridionale, Spalato, 1908. Per altri contri buti minori cfr. l’opera fondamentale di M. Resetar, Die serbocroatischen Ko lonien Siiditaliens, Vienna, 1911 e A. M. Cirese, Saggi sulla cultura meridionale. 1 : Gli studi di tradizioni popolari nel Molise, Profilo storico e saggio di bibliografia del Molise, Roma, 1955; il II voi. da lui curato de I Canti popolari del Molise, Rieti, 1957 (con la collaborazione di G. Maver e M. Maticetov) contieni anche i « Canti popolari delle colonie slavo-molisane ». (1) In quest’epoca ci sono stati ancora gli ultimi echi di quel fervore di slavismo che aveva preso, ai tempi del Risorgimento, alcuni « italo-slavi » di queste regioni; Giovanni De Rubertis e Angiolo Vetta, cittadini di Acquaviva, sono stati nominati membri dell’Accademia serba di Belgrado nel 1885, e Cristo Kovacic quando venne a consegnare loro il diploma, fu nominato cittadino ono rario di Acquaviva. Cfr. A. Baldacci, Op. cit., 58. 506 -