degli Slavi — dalla loro « infanzia », dice l’autore — e dalla legge o dai primi istinti etnici del « Pan » alla sua razionalità intrinseca, ai suoi elementi sociali, religiosi, filosofici e politici, fu fatta con tono apologetico e fatidico da uno slavo stesso, da Adam de Gorowski (1), che esaltò la posizione « eliocentrica » della Russia e perorò l’avvenire del suo socialismo; fu fatta anche in momento opportuno, nel ’48, quando il problema delle nazionalità e dei moti popolari e il miraggio di una più o meno prossima alleanza italo-slava metteva in nuova luce il ruolo che gli Slavi avrebbero assunto nel nuovo assetto d’Europa; ma era scritta in lingua francese che ne precludeva l’accesso ai più o poteva solo essere intesa da pochi fortunati e colti lettori. Perciò più tardi, nel 1858, giunse molto opportuna la visione generale del « mondo slavo » che l’allora famoso slavologo Cipriano Robert del « Collège de France » aveva ricostruito in francese e l’italo-greco Alessandro Garelli, già al servizio della marina militare russa, aveva tradotto in italiano e pubblicato a spese proprie a Marsiglia per esternare simpatia al « trionfante valor militare » e alla « natura flessibile al progresso civile e sociale » degli Slavi (2). Sono due bei volumi che in molteplici quadri e in ancor più numerosi capitoli, con dottrina ed eleganza trattano tutti i principali problemi e aspetti dello « slavismo », dall’etnografia alla letteratura, dalla preistoria all’epoca contemporanea, dalle lotte intestine al movimento unitario. Egregiamente presentato il panslavismo nelle sue varie interpretazioni e funzioni e nelle sue possibili evoluzioni federali o centralizzatrici. Grande la fiducia in questo vasto mondo slavo, da cui la « vecchia Europa attende la fissazione dei suoi destini » non essendo più capace di « far rampollare dal suo seno niuna forza rigeneratrice ». La stessa situazione geografica fissa la e letteratura serbo-croata e inserendo alla fine la non intera versione in prosa della poesia Le nozze di Massimo Cernojevic (sic). Quest’ultimo saggio riappare nei suoi Studi linguistici del 1856 (« Sui canti nazionali degli Slavi ») assieme a un « Prospetto topografico-statistico delle Colonie straniere d’Italia », dove tratta anche delle « colonie slave », più precisamente di quelle slovene del Friuli e non di quelle serbo-croate del Molise. (1) A. de Gorowski, Le panslavisme, son histoire, ses véritables éléments r?l‘gieux, sociaux, philosophiques et politiques, Firenze, Le Monnier, 1848. (2) Il mondo slavo. Suo passato, suo stato presente ed avvenire. Opera di Cipriano Robert, ecc. voltata dal francese in idioma italiano per cura di Alessan-CR0 Garelli, Marsiglia, 1858. — 401 26