IV - PIETÀ AGIOGRAFIA Soggiorno in Italia e ricordo di santi e martiri slavi Il soggiorno di insigni personaggi slavi in Italia e l’eco della loro fama nei paesi nativi fermarono l’attenzione degli ambienti religiosi italiani, specialmente se sulla loro figura brillava l’aureola della santità o del martirio. Era il Medio Evo pio e timorato che pasceva la fantasia di romanticherie sentimentali e dell’agiografia faceva la sua lettura prediletta, opponendo alle avventure profane di antichi eroi o di cavalieri erranti e innamorati le illibate vite di santi e di martiri che con esempi luminosi potevano dilettare ed edificare ad un tempo in piena rispondenza all’etica ed all’estetica medievali. Di santi e beati slavi, che sono stati in Italia o con essa hanno avuto rapporti e di sé hanno lasciato ricordo in vario modo, ne potremmo segnalare parecchi. Ma, anche qui, non vorremmo esagerare. C’è stata, per esempio, la principessa cèca Mlada, la quale si recò a Roma tra il 965 ed il 967, ed entrata ivi nell’ordine di S. Benedetto e consacrata badessa dal sommo pontefice, fondò poi a Praga il convento di S. Giorgio. In cordiali rapporti con S. Chiara è stata la clarissa cèca, la beata Agnese, la quale, come vedremo poi, lasciò di sé chiara e cara memoria in Italia fra le cerehie francescane. Lo stesso si potrebbe dire della beata Cunegonda, moglie del re polacco Boleslao V, la quale fondò un monastero di clarisse in Polonia e, morta nel 1292, fu poi beatificata da papa Alessandro Vili (1). Si ricorda, inoltre, un Gerlandus polacco, (1) La sua Vita, oltre che negli Acta Sanctorum del 5 luglio, è stata pubblicata nei Monumenta Poloniae historica, IV, e glorificata nuovamente da P. Pico, Vita della veneranda Cunegonda Reina di Polonia, Roma, 1690. 26 -