wicz, che in Italia visse a lungo e vi morì apprezzato anche per la sua attività polonistica (1). In compenso spuntò nel firmamento letterario la personalità di Sienkiewicz, il cui successo — ad opera delle prime versioni — fu così rapido e poderoso che il Padre Semeria nel 1899 poteva affermare « Ancora un anno fa Enrico Sienkiewicz era un Cameade... oggi non v’è colta persona in Italia che non lo conosca e non abbia divorato il Quo vadis? ». Naturalmente, con le numerose traduzioni delle sue opere e con la popolarità che per esse godeva, non si può nemmeno lontanamente confrontare quanto è stato fatto nel campo della critica letteraria e storica. Ma una letteratura sienkiewicziana, mista di riconoscimenti e di riserbi, c’è stata, con le sue letture rivelatrici, con le inchieste sul «Quo vadis?», con gli studi sulle sue basi storiche e morali, sulle sue affinità spirituali, sull’arte e gli influssi esercitati e subiti. Non opere ancora di specialisti, ma già buoni contributi speciali, degni di tanto nome (2). Se poco in genere fu scritto su Cèchi e Slovacchi, meno ancora era da aspettarsi sulla loro lingua e sulla loro letteratura. E così fu, per (1) M. Paszk.owski, ha poesia di Teofilo Lenartowicz, trad. di A. Wolynski, Firenze, 1872 ; — he poesie di Teofilo henartowicz. Nella occasione che questo celeberrimo poeta terrà in Bologna il 30 maggio 1880 una conferenza..., Bologna, s. a. (ma 1880: è la versione anonima di un articolo di Pawlikowski apparso nella « Rivista Europea »; i versi qua e là citati sono versioni di E. Marcucci); A. Boneschi-Ceccoli, Teofilo henartowicz, Firenze, 1899. Ci furono anche varie traduzioni di sue poesie e articoli su di lui in giornali e riviste. Di lui si ricorda poi il volumetto T. Lenartowicz, Sul carattere della poesia polono slava, Firenze, 1886, che contiene le conferenze tenute alPAccademia Mickiewicz a Bologna. Più tardi si ebbe uno sguardo alla letteratura contemporanea di V. Jabeonowski, Letteratura polacca contemporanea, Roma, 1913. (2) La prima segnalazione del « Quo vadis? » è del 1896 nella Rassegna Na- zionale, XC. Quella di Enrico Sienkiewicz, anonima, è del 1897 in Minerva, XIII. oppure, firmata dal Ciampoli, del 1899 in Rivista d’Italia, II, 3. Delle pubblica zioni maggiori e più importanti cfr. : G. B. Semema, h’arte e /'apologia cristiano nel « Quo vadis? », Genova, 1899; G. M. Cassin, « ha famiglia Polaniec\i " ,; E. Sienkiewicz. Impressioni e note, Genova, 1900; E. Ravaglia, « Quo vadis e a 1 promessi sposi ». Studio parallelo, Bologna, 1900; A. De Antonio. Q'11 vadis? » di Enrico Sien\tewicz e « Mondo Antico » di Agostino Della Sala Spai u Studio critico, Torino, 1900; A. Pavissich, Arte sana e arte morbosa: i due io manzi « Quo vadis? » e « Oltre il mistero » di Enrico Sienkiewicz, Milano, — Enrico Sien\iewicz, appunti biografici e letterari, Milano, 1902; G. Au-iEv0^ a Oltre il mistero». Romanzo di Enrico Sienkiewicz in Atti della R. Accadim- 516 -