Nel caso nostro interessano soprattutto l’argomento e il tono suo. Tratta essenzialmente della vita di S. Clemente e della traslazione delle sue reliquie a Roma. Ma essendo attori o autori della traslazione Cirillo e Metodio, la narrazione converge tutta su loro e la Vita di Clemente diventa una Vita di Cirillo e Metodio, anzi di Cirillo, che per antonomasia è detto « Philosophus » e che conserva il nome che aveva al secolo, cioè Costantino. C’è in essa verità storica, ci sono interessanti particolari sulle festose accoglienze fatte all’arrivo dei missionari slavi a Roma o sulle solenni onoranze tributate alla salma di Cirillo, ma c’è anche un alito di leggenda, che confonde il vero con l’immaginoso e fa più leva sul cuore che sulla mente. Dominante è lo spirito religioso e mistico, che alla biografia imprime il carattere dell’agiografia e fa tutto dipendere dalla volontà divina e procede fra tematici e convenzionali « Deo inopinante... Deo juvante... Christo duce... ». Vibra però anche la nota della coscienza patria, della non spenta romanità che guarda con orgoglio a Roma come ad una « celeberrima urbs » ed ha presente 1’« urbem et orbem totum Romani Imperii ». Per il « filosofo » slavo l’ammirazione è incondizionata, e spontanei sgorgano dalle labbra e dalla penna gli attributi di « celeber homo » o « magnificus vir ». E chi così scrive è un latineggiante che ignora ormai il « sermo illustris », « togatus », ed ha nelle vene il sangue della sintassi italiana. Sostanzialmente italiano è questo primo e grande tributo al culto degli apostoli slavi, ed è ben giusto passi col nome di « Legenda italica ». Sulla scia degli apostoli slam La Chiesa romana seguì ulteriormente le vicende del movimento cirillo-metodiano anche dopo che esso venne violentemente troncato in Moravia; ma lo seguì solo in parte. Lo lasciò, quindi, al suo destino in Bulgaria, in Serbia e in Russia, dove ormai la sua autorità non arrivava e dove l’ortodossia ormai aveva fatto di esso un vitale e prezioso monopolio. Seguì, invece, almeno saltuariamente, le sue estreme ripercussioni in Boemia. Che in Boemia la missione di Cirillo e Metodio sia continuata anche dopo il crollo della Chiesa e dello Stato moravo, oggi è ormai pacifico dai monumenti paleoslavi che ne sono sorti o che si sono conservati, — 13